OSIMO «A un certo punto mi sono arresa e ho deciso di denunciare il mio ex marito. Sui manifesti scriveva che ero stata io ad istigare al suicidio nostra figlia: un’accusa troppo grossa. Non si può calpestare così la dignità di una persona». Tra la commozione e il dolore che non se ne è mai andato via, ha ripercorso con queste parole la sofferenza vissuta un’osimana che ha portato il suo ex marito a giudizio con la duplice accusa di stalking e diffamazione.
I fatti
Le molestie, stando a quanto emerso ieri nel corso della testimonianza della donna, sarebbero partite dopo un grave lutto: la perdita della figlia.
La denuncia è stata sporta ai carabinieri di Osimo nell’ottobre del 2022, ma ben prima sarebbe iniziata la persecuzione. «Alcuni manifesti - ha raccontato ancora la donna davanti al giudice Martina Marinangeli - erano scritti a mano, altri fotocopiati. Facevano riferimento alla vicenda di nostra figlia, mi accusava di averla istigata al suicidio». La donna ha raccontato in aula la tragedia della ragazza, morta quando aveva poco più di vent’anni e una vita davanti a lei. Il tenore dei volantini: «Sono stato truffato da questa donna e ci ho rimesso pure una figlia, questa donna è un pericolo per gli altri».
Nei manifesti, l’imputato avrebbe anche riportato le conversazioni Whatsapp con l’ex moglie. «Me ne scriveva anche 50 al giorno e si attaccava pure al campanello di casa. Per questo ho deciso di staccare la corrente» ha detto la vittima. I blitz a casa e i messaggi continui, per la procura, rientrano nell’accusa di stalking. Un giorno, l’osimana avrebbe pizzicato il 72enne proprio mentre stava attaccando i manifesti.
«E una volta mi ha anche fotografata mentre stavo a casa mia» ha detto lei. Dopo la denuncia ai carabinieri, all’uomo è stato applicato il divieto di avvicinamento e poi i domiciliari. «Sono dieci anni che sto ai domiciliari» ha detto l’imputato al giudice, riferendosi alla sofferenza legata alla perdita della figlia. È difeso dall’avvocato Nicoletta Pelinga. Il 13 maggio la prossima udienza.