ANCONA L’inflazione che gonfia i prezzi delle materie prime, le tensioni internazionali che agitano i mercati e persino i cambiamenti climatici preoccupano Confartigianato e Cna, che in vista della Milano Fashion Week (20-26 febbraio), la settimana delle passerelle, lanciano l’allarme moda. Preoccupano ad esempio i dati sul ricorso agli ammortizzatori sociali. «Su 8 milioni di euro circa di cassa integrazione erogata per tutti i settori delle Marche, escluso quello edile, la metà è per il settore tessile, calzatura e abbigliamento, in forte aumento dal novembre 2023», scrivono le due associazioni di categoria, preoccupate per le sorti di un comparto fatto di migliaia di micro e piccole imprese.
«Complici diversi indicatori - affermano le presidenti regionali del settore Moda di Confartigianato e Cna, Moira Amaranti e Doriana Marini -, quali l’incontrollata inflazione, l’aumento delle materie prime, le tensioni internazionali, la frenata del Pil tedesco e di altri Paesi, le sovrastimate produzioni post Covid e le stagioni cosiddette indefinite, la situazione del settore moda Marche sta diventando decisamente impegnativa».
La cig ordinaria
Lo testimoniano i dati della cassa integrazione ordinaria dell’Ebam (Ente Bilaterale Artigianato Marche) che, sia pure fermi al 31 ottobre 2023, danno il senso delle forti preoccupazioni di molte piccole imprese del settore, che stanno utilizzando l’unico e importante ammortizzatore sociale dedicato, l’FSBA, impiegandolo fino al limite massimo delle 26 settimane nel biennio 2023- 2024. «Il problema più grande è che questo periodo di critico mutamento è diverso da quelli precedenti, perché si è in stand-by senza avere prospettive concrete di ripartenza e senza gli strumenti idonei che permettano alle imprese di ammortizzarne gli effetti - scrivono Amaranti e Marini - Ricordiamo infatti che, i nostri distretti soffrono anche la concorrenza di regioni limitrofe che godono di Zone ad economia speciale».