Fermo, permessi di soggiorno e contratti falsi: blitz dei finanzieri nelle aziende gestite dai cinesi, scattate 33 denunce

Smascherato un maxi giro di assunzioni taroccate

Fermo, permessi di soggiorno e contratti falsi: blitz dei finanzieri nelle aziende gestite dai cinesi, scattate 33 denunce
Fermo, permessi di soggiorno e contratti falsi: blitz dei finanzieri nelle aziende gestite dai cinesi, scattate 33 denunce
di Pierpaolo Pierleoni
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 12:36

FERMO - Hanno stipulato contratti di lavoro fasulli per far ottenere il permesso di soggiorno a 28 stranieri. È il risultato delle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Fermo, nell’ambito dell’operazione Virtual work, tesa a contrastare l’indebita percezione di erogazioni pubbliche e l’illecita permanenza sul territorio nazionale.

Il ruolo

Nei guai tre soggetti di nazionalità cinese, titolari e amministratore di fatto di due ditte operanti nel distretto calzaturiero.

Sono accusati di aver formalmente assunto loro connazionali che non avevano mai messo piede in azienda, per regolarizzare la loro posizione. Gli accertamenti delle Fiamme gialle sono partiti da precedenti attività a cura dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno, e dell’Inps di Fermo. È venuto così alla luce un sistema fraudolento, che ha consentito a 28 cinesi di ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, ma nessuno di loro era residente in provincia, alcuni non lo erano mai stati ed in gran parte sono risultati irreperibili. Decisiva l’ispezione condotta dai finanzieri nella sede delle due ditte individuali, che si trovano nello stesso stabile. All’interno c’erano 10 lavoratori, molti meno di quelli formalmente assunti e dichiarati. Già dagli accertamenti preliminari il numero di dipendenti era parso spropositato, rispetto alle realtà aziendali ed al volume d’affari dichiarato. I sospetti hanno trovato conferma nel prosieguo delle indagini: le assunzioni fittizie hanno permesso di ottenere illecitamente 28 permessi di soggiorno, emessi dalle Questure di Fermo e Macerata, ma tutto partiva da una documentazione falsa, che attestava un rapporto di lavoro subordinato mai realmente esistito. Nel corso del sopralluogo sono stati trovati anche due soggetti privi di documenti e mai censiti dall’ufficio immigrazione. Gli inquirenti, dopo aver sentito i lavoratori trovati in fabbrica, hanno esaminato la documentazione di diverse questure e consultato le banche dati in uso al corpo, arrivando a segnalare all’autorità giudiziaria 33 persone: i 28 lavoratori fittizi, i 2 operai “fantasma”, i due titolari delle ditte ed il loro amministratore, accusati dei reati previsti dal Testo unico sull’immigrazione.

L’espediente

Una delle due aziende, inoltre, aveva presentato, per diversi dipendenti, contributi per la cassa integrazione guadagni, correlati agli aiuti dell’Inps per fronteggiare l’emergenza Covid. Quattro dei lavoratori che hanno beneficiato di quegli stanziamenti non avrebbero davvero lavorato per quell’impresa, due di loro fanno parte dei 28 segnalati per il rinnovo illecito del permesso di soggiorno. Per loro, insieme ai due titolari dei calzaturifici e all’amministratore, è scattata la denuncia per truffa aggravata.

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