Scontrini pazzi, dai 2 euro per un piattino ai 10 centesimi per la spezia nel cappuccino. I ristoratori: «Colpa dei rincari generali. Basta metterci sulla gogna»

L'estate 2023 è all'insegna dello scontrino folle, i clienti si lamentano ma i titolari delle attività commerciali danno la colpa all'aumento dei prezzi

Scontrini pazzi, dai 2 euro per un piattino ai 10 centesimi per la spezia nel cappuccino. I ristoratori: «Adesso basta. Sono casi isolati»
Scontrini pazzi, dai 2 euro per un piattino ai 10 centesimi per la spezia nel cappuccino. I ristoratori: «Adesso basta. Sono casi isolati»
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Mercoledì 16 Agosto 2023, 19:49

C’è chi ha pagato 2 euro per farsi scaldare al microonde il biberon del latte per un neonato. Chi ne ha dovuti dare 6 per far sporzionare la torta di compleanno. A Porto Cervo per 2 caffè e 2 bottigliette d'acqua hanno chiesto 60 euro. E attenzione anche a condividere le ordinazioni: un piattino in più può costare fino a 2 euro. L'estate 2023 è all'insegna dello scontrino pazzo con cifre aggiuntive che, a detta dei clienti, non vengono mostrate. Sono molti i casi denunciati quest'anno tra bar e ristoranti da nord a sud Italia.
 

Scontrini pazzi, gli ultimi casi

A Gera Lario, un paese di mille abitanti sul lago di Como, un bar ha emesso uno scontrino che ha fatto davvero discutere. Nella ricevuta, infatti appare una dicitura choc: il gestore ha chiesto 2 euro al cliente per aver tagliato a metà un toast. Di tutta risposta in una pizzeria ad Alba, la piccola città del Piemonte, i turisti chiedono due cucchiai per assaggiare il dolce (una crema catalana da 5 euro) e nello scontrino trovano un sovraprezzo di 1.50. Cena da 845 euro in un chiosco a Maranello per gnocco e tigelle. In tutto, i clienti erano in 13: quindi 65 euro a testa. In un bar di Eraclea (Venezia), Arianna va a prendere un caffè e chiede anche un bicchiere d’acqua. L’acqua del Sindaco ha un prezzo, ben 0.20 centesimi. Le segnalazioni nell'estate 2023 degli scontrini pazzi sono davvero tante.
 

La denuncia di due turisti all'associazione dei consumatori

In queste ore si legge la storia di due turisti di Firenze in vacanza in un villaggio di San Teodoro in Sardegna si sono rivolti all'associazione dei consumatori dopo essersi visti arrivare un conto da 18 euro per due panini al salame e due caffè, peraltro senza scontrino, consumati in un chiosco sulla spiaggia.  Nel mirino oltre al prezzo anche la mancata consegna dello scontrino. A questo si aggiungono anche gli esercenti che si rifiutano, a olte, di accettare il pagamento con carta di credito e bancomat, mentre sarebbero obbligati a farlo.  

Le polemiche

 I consumatori non ne possono più, si sentono presi in giro e commentano nei vari siti: «Fra poco i toccherà andare al ristorante portandoci dietro piatti, bicchieri, tovaglioli, vino e materia prima. Intanto possiamo sempre andare a Finale Ligure a pagare 20 € un piatto d’acciughe ( più 2,5€ di coperto, più 2 € di acqua potabile), evitando però di chiedere un piatto aggiuntivo». Questo è solo una dei tanti utenti che ha oluto dire la sua sul caso dell'estate 2023 dello scontrino folle. Ma anche gli esercenti non ne possono più di sentirsi additati. Tni Ristoratori Italia ricorda: «Basta mettere in croce e colpire l'intera categoria di ristoratori per due o tre scontrini. Sono casi isolati», puntando il dito contro i rincari generali post Covid. Dario Nardella, sindaco di Firenze, invece difende i turisti sostenendo che «i prezzi sono diventati inaccessibili», con il rischio di perdere proprio i vacanzieri italiani. Nella polemica ci entra anche Gabriele parpiglia che su Instagram da il suo (equo) punto di vista: «Da un lato c’è il ristoratore che non si è rialzato dal Covid, quello strxxzo, quello che cerca i turisti per farli abboccare. Dall’altro però ci siamo noi che sappiamo leggere i menù e scegliere i posti. Ecco il mio esempio e l’onestà di un locale dove ho mangiato a Bormio. Prezzi giusti, cucina ottima. Estate, basta saper leggere e scegliere i posti. In breve: se vai da Cracco o a Portofino e ti lamenti dei prezzi, scegli altro». Quindi il consiglio del giornalista è di leggere (e chiedere) sempre il menù.  

Il sovrapprezzo per la spezia del cappuccino

Ma sono diversi gli esercenti che credono che questa degli "scontrini folli" sia solo una moda che genera polemiche che «servono solo a distrarre dai problemi reali della categoria».

I gestori di diversi locali parlano di caccia alle streghe alla voce più “scandalosa” così la proprietaria del Bar Caffè Latte ad Erba, nel Comasco, protagonista di un altro caso di "scontrino pazzo" si difende. Lei è "accusata" di aver messo nella ricevuta un supplemento di 10 centesimi per un po' di polere di cacao nel cappuccino. Lo scontrino iene fotografato e pubblicato, ma Pamela teti, titolare dell'attiità non ci sta e rilascia un'intervista a Il Gusto. «Ora le spiego quello che è vero e quello che è un fake sul supplemento di 10 centesimi sulla polvere sul cappuccino che noi applichiamo», dice con voce ferma a Il Gusto. Ci tiene parecchio a fare chiarezza e si assume ogni responsabilità in merito a quei 10 centesimi in più.

Fa chiarezza a gran voce la titolare «Voglio che si dicano cose vere. Prima di tutto si deve sapere che quella polvere non è banalmente di cacao per la quale non facciamo pagare nessun supplemento (il prezzo di 1.60 euro rimane invariato sia con il cacao che con la cannella, ndr) ma di una spezia, che può essere zenzero o curcuma. I nostri non sono semplici cappucci versati e serviti, siamo specializzati in cappuccini personalizzati e ci teniamo molto che siano belli oltre che buoni, li decoriamo e li coloriamo».  Un supplemento di cui il cliente però spesso non ne sa nulla. «Il dirlo prima non è semplice perché ci vengon date risposte malvagie. Per esempio se lo diciamo al tavolo ci sentiamo rispondere:' Ma ci avete preso per dei morti di fame?». 

 Chi sta nel giusto

Un gioco al rimpallo insomma a caccia di colpevoli che non usciranno mai allo scoperto. Sono diversi i clienti che si sentono "derubati" ma altrettanti anche gli esercenti che si difendono. Forse il giusto compromesso sta (come sempre) nel mezzo. E la regola base dovrebbe essere la trasparenza fra clientela e gestori. I consumatori dovrebbero rispettare il lavoro di ristoratori e baristi. E i "gestori" non dorebbero approfittare del momento di criticità in cui tutti stiamo vivendo, senza aumentare i prezzi sugli scontrini. 

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