ANCONA - Ristoratori e baristi sono costretti a tenersi in equilibrio tra rincari delle materie prime e super bollette. E adesso la stangata è servita. La colazione a base di brioche e cappuccino può schizzare fino a 2,90 euro, pizza al piatto con birra arrivano anche a 24 euro. Ma se c’è chi ritocca i prezzi dei listini c’è anche chi, invece, cerca di assorbire internamente l’aumento dei costi pur di non penalizzare il cliente. Ma la coperta è troppo corta. I ricavi si abbassano. E l’unica strategia da mettere in campo per rimanere sulla soglia dei bilanci in attivo, che vale per tutti, è evitare gli sprechi energetici e contenere al massimo i consumi.
Gli assestamenti
Tutti con la calcolatrice in mano e giù a fare di conto.
Gli aumenti
Al ristorante La Botte, Invece, il titolare Gianfranco Filonzi si è visto costretto a rivedere il listino del menù: «Dal 1 maggio - dice - cambieremo i prezzi: diciamo di un 20%». Quindi se prima per una pizza e una birra ci volevano circa 20 euro, dal mese prossimo la spesa diventerebbe di 24 euro. Poi c’è chi ha preferito andare su una posizione più light: «Abbiamo aumentato i prezzi di caffè e paste di 10 centesimi» afferma Massimo Paci del Moldavia. Quindi il caffè da un 1,10euro arriva a 1,20, il cappuccino da 1,50euro a 1,60 e le paste da 1,20euro a 1,30. «In parte cerchiamo di assorbire i costi internamente - spiega Paci - e in parte cerchiamo di recuperare qualcosa con l’aumento dei prezzi alla vendita. Il rincaro dell’8%, però, è tanto insignificante per il cliente quanto per noi».
Il risparmio
L’alternativa al rincaro dei listini, allora, è soltanto una: evitare gli sprechi e contenere in consumi. «Cerchiamo di stare attenti a tutto - afferma Michele Zannini del Caffè Giuliani -. Se prima tenevamo acceso il forno della pizzeria fino a mezzanotte, adesso non più. A meno che non ci sia un’affluenza tale da giustificarne il funzionamento. Lo stesso vale per i frigoriferi e i congelatori». Misure che non sono assolutamente risolutive, ma che in qualche modo aiutano le aziende a sostenersi in un momento piuttosto difficile. «C’è poco da fare - commenta Paci - purtroppo noi non riusciamo ad abbassare il consumo energetico della nostra attività. Le luci ci servono. E siamo passati da una bolletta media di 2.500 euro al mese a 5mila».
Le cifre sono da capogiro. «In pratica il costo di un operaio in più», specifica il titolare del Moldavia, per dare il senso si quanto pesi il caro bollette. Per fortuna c’è la Pasqua alle porte, e nonostante i portafogli leggeri, si preannuncia un weekend di grande affluenza. «Per domenica sono già al completo - conferma Filonzi -. È vero che la gente sta molto attenta a spendere, ma è la prima Pasqua senza restrizioni da due anni a questa parte. E c’è un certo entusiasmo». La speranza è che il lungo ponte di Pasqua possa servire agli operatori per tirare un po’ il fiato.