Spese facili in Regione, una bolla di sapone: tutti assolti i 38 ex consiglieri dopo un ping pong di ricorsi e contro ricorsi

Esultano Carloni, Latini e Castelli. Sollievo per il sindaco di Ancona Silvetti che rischiava la sospensione

Spese facili in Regione, 10 anni in una bolla di sapone: tutti assolti i 38 ex consiglieri
Spese facili in Regione, 10 anni in una bolla di sapone: tutti assolti i 38 ex consiglieri
di Federica Serfilippi
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Venerdì 14 Luglio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 07:26

ANCONA - Tanto rumore per nulla. Tutti assolti (e qualche posizione prescritta), nessuna condanna. È finito così il processo per le cosiddette Spese facili del Consiglio Regionale, incardinato dalla procura per valutare la legittimità dei rimborsi ottenuti dai consiglieri e dai capigruppo dell’ottava e della nona legislatura. La sentenza è stata letta dal presidente del collegio penale Edi Ragaglia dopo più di dieci ore di camera di consiglio. L’assoluzione perché il fatto non sussiste è arrivata per tutti i 38 imputati rimasti, accusati di peculato. Per alcune spese, relative a quattro ex consiglieri, è stata dichiarata la prescrizione. 


Lo spauracchio


Tremavano tre sindaci: Daniele Silvetti di Ancona, Moreno Pieroni di Loreto (presente in aula) e Fabio Badiali di Castelplanio.

Sulla graticola c’erano pure il deputato della Lega Mirco Carloni, il presidente del Consiglio Regionale Dino Latini e il commissario alla Ricostruzione, nonché senatore Guido Castelli. Per quest’ultimo, la procura aveva chiesto una sentenza di prescrizione, è arrivata invece l’assoluzione.

Lo spauracchio per chi ricopre una carica istituzionale aveva un nome: Legge Severino, che dispone per i politici e gli amministratori pubblici una sospensione di 18 mesi dall’incarico in caso di condanna. Niente di tutto questo dovrà verificarsi. Gli imputati erano 55 prima che arrivasse, lo scorso febbraio, la prescrizione per 16 , portati alla sbarra per spese relative agli anni 2008, 2009 e 2010. Sono così rimaste in piedi contestazioni relative alla nona legislatura, anni 2011 e 2012, per 39 politici ed ex (38 con la morte di Pietro Enrico Parrucci).


Le contestazioni


La procura contestava i rimborsi ottenuti per spese non legate direttamente all’attività istituzionale o non correttamente giustificate. A Silvetti (all’epoca consigliere di Futuro e Libertà), per esempio, la procura aveva messo nel mirino spese per circa 11mila euro, relative soprattutto a consulenze e collaborazioni professionali. Al sindaco Pieroni (Partito Socialista) l’accusa contestava spese per circa 7mila euro legate alla ristorazione, al carburante e consulenze. Latini (Liste Civiche) era finito sotto accusa per circa 15mila euro, Carloni per 7mila e Badiali per poco meno di 3mila.


Il labirinto


Si è arrivati alla sentenza di ieri dopo un ping pong giudiziario fatto di ricorsi e contro ricorsi. Un iter partito con l’indagine della Finanza scattata nel 2013, 10 anni fa. La prima udienza preliminare risale all’estate del 2016: per 60 politici il gup Francesca Zagoreo aveva decretato il proscioglimento. La procura aveva proposto ricorso in Cassazione: accolto. Nuova udienza preliminare nel 2019, terminata con i 55 rinvii a giudizio e 5 abbreviati. In quest’ultimo gruppo c’era anche l’attuale governatore Francesco Acquaroli, assolto. Chi era stato condannato con il rito alternativo, è stato poi scagionato in appello.

Capitolo a parte per chi, fin dalla prima udienza preliminare ha deciso di procedere con l’abbreviato, come Gian Mario Spacca e Giacomo Bugaro. Per loro l’ultimo colpo di scena è dello scorso febbraio: la Cassazione ha annullato le condanne rifilate dalla Corte d’Appello di Perugia. Dovranno ora vedersela con i giudici di secondo grado di Firenze. Ma una cosa è certa: in dieci anni di processi non c’è stata una condanna definitiva. 

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