Gli oggetti di Giacomo simboli dei suoi valori. La personale di Antonio Greco nella sala del Novecento di Casa Leopardi

Gli oggetti di Giacomo simboli dei suoi valori. La personale di Antonio Greco a Casa Leopardi
Gli oggetti di Giacomo simboli dei suoi valori. La personale di Antonio Greco a Casa Leopardi
di Lucilla Niccolini
3 Minuti di Lettura
Martedì 7 Maggio 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Forse solo i tre, quattro adolescenti del gruppo sono alla prima visita della Biblioteca di Giacomo. E di sicuro è una new entry la giovane coppia di stranieri, dagli occhi sgranati. Gli altri visitatori, italiani adulti, hanno la faccia di chi sa già cosa aspettarsi, mentre ascoltano l’introduzione della guida Marco, all’ingresso di Casa Leopardi. Eppure, non hanno esitato a pagare il biglietto, per condurre i figli in queste stanze. Per verificare se anche sui millennial fanno ancora lo stesso effetto che fecero a loro. O per sapere se sanno ancora emozionarsi, ora che non sono più “garzoncelli scherzosi”. E il miracolo si ripete. 

Il “lieto romore”

Le parole della giovane guida risuonano sotto i sobri soffitti affrescati, echeggiano tra gli scaffali gremiti di preziosi volumi, mentre qualcuno, allungando un dito, compita i titoli sulle coste di pergamena, senza sfiorarle. Le finestre spalancate rimandano il “lieto romore” che fanno “i fanciulli gridando/su la piazzuola in frotta,/e qua e là saltando”. Per quanto siano pochi i versi leopardiani, che ognuno porta con sé nella memoria, tornano tutti in mente, in queste stanze. E quando la guida indica la finestrella di fronte, davanti alla quale Teresa Fattorini tesseva, non c’è chi non “rimembri” l’incipit di “A Silvia”. Questo palazzo non finirà mai di ammaliare anche il visitatore più scettico, con un itinerario di visita che, a poco a poco, grazie alle cure della contessa Olimpia, si amplia. E si arricchisce di nuove iniziative, come la mostra “Io, Giacomo”, inaugurata due settimane fa nella cosiddetta Stanza del ‘900, che chiude il percorso della Biblioteca.

Antonio Greco espone alcuni suoi grandi quadri, per i quali ha tratto ispirazione da queste stesse stanze. Evocano l’atmosfera che si respira nella visita: colori non vividi, ma attenuati, addolciti dall’uso, per gli oggetti, con cui l’artista ha scelto di rappresentare tempo e spazio, in quanto simbolici della “esplorazione del reale” di Giacomo: un palchetto di libri e una scaletta di legno, nel quadro intitolato “La siepe di carta”; uno scheletrino d'argento, posato accanto alla pendola da tavolo, in “Sovrumani silenzi”; l’armilla di bronzo, osservata dalla maschera funebre, che di Giacomo fece Antonio Ranieri.

La scacchiera

Infine la scacchiera, nel grande dipinto “Ipotesi di partita a scacchi con il doppio”. Il tempo, la vita e la morte, l’infinito trovano, nella stanza riservata ad Antonio Greco, le metafore visive dei valori, che la famiglia Leopardi continua con amore a conservare, ma soprattutto a offrire alla contemplazione di quanti sono ancora affascinati da Giacomo. Usciti di lì, la guida ci introduce alle stanze del piano superiore, tra il salone d’onore e il giardino, fino alle camere dei ragazzi Leopardi, dove tutto è rimasto com’era quando Giacomo è partito per Napoli. E una volta usciti, i visitatori si immergono negli spazi del Museo, affacciato sulla piazzetta del Sabato del Villaggio, per contemplare altri segnali, tra il teatrino di cartapesta, la tombola e i manoscritti, commoventi testimonianze del suo passaggio su questa Terra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA