Frankenstein Junior
tra follia e comicità

Frankenstein Junior tra follia e comicità
3 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Dicembre 2013, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 10:43
ANCONA - La Compagnia della Rancia festeggia il suo trentesimo compleanno con un'ambiziosa commedia musicale: quel mitico "Frankenstein Junior" che dopo uno strepitoso successo cinematografico venne ridotto per le scene di Broadway nel 2007 dallo stesso Mel Brooks, che ne era stato autore e regista per gli schermi. "Frankenstein Junior" è la strenna di Natale dello Stabile Marche, incastonato com'è a ridosso delle feste nella stagione di prosa (fuori abbonamento): andrà in scena alle Muse domani sera (alle 20,45) e domenica (alle 16,30). "Avervi aggiunto molte canzoni e averne stretto i tempi è stato il grande merito di questo geniale artista, che ne ha fatto un musical scoppiettante, pieno di ritmo, senza mai tradire la verve comica e immaginifica del film". Giampiero Ingrassia, che Saverio Marconi ha voluto come protagonista eponimo, festeggia insieme alla Rancia anche i suoi trent'anni di carriera.



Rimpianti, delusioni?

"Be', direi anni ben spesi: non ho rimpianti, ho fatto quello che volevo fare. La cosa più importante per me è essere sempre riuscito a scegliere. È fondamentale: se non puoi scegliere, finisce che fai anche cose brutte, di cui magari dovrai pentirti. A me è successo una sola volta - e non dirò quale (era televisiva, non teatrale) - di essere costretto ad accettare un contratto. Non era una cosa neanche tanto male, ma io non c'entravo niente. Però... - l'ottimismo naturale di Ingrassia prende il sopravvento - mi è servita anche quella. Solo che se tornassi indietro, non la rifarei".



Il suo maggior talento?

"La tenacia, una caparbietà buona. E la flessibilità. La capacità di comprendere e chiarire sempre anche con gli avversari o con chi vuole prevaricarci, di non lasciare niente in sospeso. Mi piace sforzarmi di far capire a chi mi osteggia dove sta sbagliando".



E a Frankenstein, cosa ha dato di suo?

"Rispettando i canoni fissati da Mel Brooks, il quale tra parentesi non ha voluto minimamente interferire sulla messinscena di Saverio Marconi e si è fidato pienamente, penso di aver dato a questo personaggio una sferzata in più di follia. Mi sono rivisto in uno special filmato dello spettacolo realizzato dalla Rancia e, se ovviamente la mia interpretazione non è una copia di quella di Gene Wilder, mi è sembrata efficace... d'altra parte il pubblico mostra di apprezzare moltissimo il musical".



Che colore ha questa commedia?

Celia: "Bianco e nero! No, scherzi a parte, ne ha mille. È per me una bellissima esperienza. Io, poi, avevo amato alla follia il film, uno dei ricordi più belli della mia infanzia. E il ruolo è fantastico, con tutti i canoni della comicità, anche senza scimmiottare Gene Wilder. Un ruolo divertente e faticoso, mamma mia! Ma mi dà molte soddisfazioni".



Per lei, meglio il teatro o il cinema o la tivù?

"A me piace lavorare bene, sempre. Intendiamoci, c'è poco da scegliere: con il cinema, è lui che sceglie te. Però non mi precludo mai nulla: un bel ruolo vale sempre la pena, dovunque".



Conferma dunque la dote della flessibilità...

Ride. "Eh, già. Forse anche per questo ogni dieci anni Saverio mi chiama per un nuovo musical: in trent'anni questo è il terzo con lui, dopo La piccola bottega degli orrori e Grease".
© RIPRODUZIONE RISERVATA