“Grazie ragazzi” di Milani con Albanese e il fermano Montanini una pellicola di grande umanità che suscita tante emozioni

“Grazie ragazzi” di Milani con Albanese e il fermano Montanini una pellicola di grande umanità che suscita tante emozioni
“Grazie ragazzi” di Milani con Albanese e il fermano Montanini una pellicola di grande umanità che suscita tante emozioni
di Chiara Morini
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Domenica 22 Gennaio 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 09:29

FERMO - C’è l’umanità al centro della storia “Grazie ragazzi”, il film diretto da Riccardo Milani, con Antonio Albanese, accanto al quale recita, tra gli altri, anche il fermano Giorgio Montanini. La pellicola, uscita nelle sale il 12 gennaio scorso, sta raccogliendo un buon consenso di pubblico. Milani e Montanini venerdì sono stati al Multiplex di Fermo per presentare e raccontare il film alla stampa, e poi salutare il pubblico tra una proiezione e l’altra. «Fa piacere – ha commentato Milani – sentire che la gente è contenta di emozionarsi. Quando racconto una storia mi piace pensare che arrivi anche a persone distanti dal mio pensiero».

La storia è quella di Antonio, attore spesso disoccupato, che accetta la proposta di un vecchio amico e collega (interpretato da Fabrizio Bentivoglio) di fare un corso-laboratorio di teatro a un gruppo di detenuti, impersonati, oltre che da Giorgio Montanini, anche da Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Andrea Lattanzi. In loro Antonio vede del talento, e i ragazzi, man mano, si arrendono alla risolutezza del loro regista e, vincendo le titubanze della direttrice del carcere (impersonata da Sonia Bergamasco), arrivano a fare un tour trionfale, rappresentando “Aspettando Godot”. In tutta la storia c’è l’umanità di ogni singolo personaggio e Milani spiega che non è «capace di stare con persone che schiaccino l’umanità, e io la racconto dentro e fuori dal cinema. L’idea di fondo è che tutto è possibile, che l’umanità si può cercare ovunque, anche in luoghi complicati come quello dell’ambientazione della storia: non posso dire di conoscerlo, anche se ho fatto sopralluoghi».

Il personaggio di Giorgio Montanini si chiama Mignolo, e, ricorda Milani, «quando abbiamo cominciato la scrittura, doveva essere napoletano. Io avevo visto Giorgio nel film di Castellitto, nei suoi spettacoli, e l’ho visto così, senza filtri, ed è rimasto tale, Mignolo è diventato marchigiano».

Il set 

Quando Montanini arrivava lo sentivano da lontano, e l’attore fermano ricorda che a lungo Milani gli diceva di non parlare troppo marchigiano: «Per due mesi me lo sono sentito dire. Ma il cinema è bello, ti dà disciplina, io che sono abituato ad altri ritmi, ho imparato che l’orario va rispettato al minuto. Quando Milani parla di umanità, è straordinario, ci sono tante personalità umane nel film che sono ben coordinate e questo, sul set lo fa solo chi comanda, ovvero il regista. Qui Riccardo Milani è stato un vero leader». Ma Montanini non dimentica da dove viene, le sue origini di comico, che lo porteranno ancora sul palcoscenico. «Volevo fare l’attore – ricorda – ma prima di me c’erano sempre altri. Poi sono diventato comico, e la comicità mi ha aperto le porte del cinema, che ho varcato con molta umiltà. Ecco, io faccio il comico, distruggo la quarta parete, che poi Godot ricostruisce. Sul palco, davanti alla macchina da presa, mi sono sentito come “a casa”, ed è stato bello, girare e riaprire tanti teatri chiusi da un po’». E in Mignolo c’è tanto di Montanini, che dice di aver messo «tutta la fluidità nel personaggio, lì recito con le mie emozioni». E se chiedete al regista com’è stato lavorare con Montanini, vi dirà che lavorerebbe «ancora con lui, mi sono divertito».

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