Marotta, maltrattava la moglie e le figlie costrette a dormire nel pollaio. A giudizio un 58enne albanese, violenti scatti d’ira per gelosia verso la consorte

Marotta, maltrattava la moglie e le figlie costrette a dormire nel pollaio
Marotta, maltrattava la moglie e le figlie costrette a dormire nel pollaio
di Luigi Benelli
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15:09
MAROTTA Minacce e maltrattamenti verso la moglie e le figlie, le donne costrette a scappare e dormire in un pollaio. E’ una delle accuse che vengono mosse a un 58enne albanese residente a Marotta finito davanti al Gup con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e rapina. 


Accertamenti dei carabinieri


Secondo l’accusa l’uomo, operaio, in preda a scatti d’ira dovuti alla gelosia avrebbe procurato alla moglie 50enne e alle due figlie (una minorenne) sofferenza psicologica e fisica, costringendole a vivere nel terrore rispetto alle minacce di morte ricevute. 
Tra le condotte contestate la pretesa di rapporti sessuali contro la volontà della donna. «Non lo vuoi fare con me, ma lo fai al lavoro» la insultava. Ma oltre a vessazioni verbali ci sarebbero state anche lesioni: pugni e spinte tanto da provocare alla moglie la rottura delle costole. 
Un fatto che la donna non avrebbe mai voluto refertare per paura di ritorsioni. Umiliazioni rivolte anche alle figlie a cui avrebbe proibito amicizie maschili. Secondo le querelanti il trattamento a loro riservato erano schiaffi e sputi. 
Una sera d’inverno dopo uno scatto d’ira, la donna e la figlia minore erano scappate di casa per la paura.

Non avendo altro riparo avevano dormito persino in un pollaio al freddo. Comportamenti che hanno portato le donne a vivere nell’ansia e nella paura anche in ragione del fatto che l’uomo possedeva delle armi, sequestrate in seguito a una perquisizione dopo la denuncia avvenuta nel maggio scorso. In uno di questi litigi l’uomo avrebbe puntato una pistola, probabilmente elettrica, contro la moglie urlandole «Ti ammazzo».


L’accusa di rapina


La signora aveva cercato di filmare le minacce col telefonino, ma lui glielo avrebbe strappato di mano. Tanto da far configurare il reato di rapina. La moglie ha trovato il coraggio di denunciare e dopo le prime indagini è scattato il divieto di avvicinamento fino a 500 metri nei confronti delle donne di casa. Ieri l’ammissione al rito abbreviato con la discussione il 20 febbraio. Mamma e figlia minorenne si sono costituite parte civile tramite l’avvocatessa Claudia Fabiani che ha chiesto 100 mila euro di risarcimento per entrambe.

 

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