Una pinta di solidarietà: Marca Futura
è la birra che sostiene i terremotati

Una pinta di solidarietà: Marca Futura è la birra che sostiene i terremotati
di Carla Paliotti
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Sabato 24 Giugno 2017, 11:56
Marca Futura, la birra artigianale dal profumo intenso, ottima da gustare e in più anche dall’impegno solidale. Questa bevanda, infatti, è stata realizzata per uno scopo ben preciso: aiutare le comunità di Caldarola e Force colpite dal terremoto. Caratterizzata da orzo unicamente di provenienza regionale e prodotta nel birrificio Laurus di Recanati. All’iniziativa hanno contribuito 19 birrifici soci dell’associazione “Marche di birra”. Un eccellente prodotto made in Marche, una birra chiara Golden Ale, di basso grado alcolico (4,5% vol.), acquistabile presso i birrifici soci di “Marche di birra” nonché durante gli eventi estivi a cui l’associazione parteciperà. In totale, al momento sono stati realizzati circa 72 fusti da 30 litri e 550 bottiglie da mezzo litro, costo di ogni bottiglia 6 euro: il ricavato sarà appunto devoluto alle popolazioni terremotate.

Quando la birra è davvero artigianale
Insomma, al birrificio Laurus la qualità incontra la solidarietà. Tra le colline di Recanati, in una frazione chiamata Montefiore, c’è questo posto che i cultori della birra non possono non conoscere. Un vero e proprio tempio del luppolo che, sebbene sia molto giovane perché inaugurato da appena un anno, ha tutte le carte in regola per diventare un’istituzione della birra. A conduzione familiare, dietro al bancone c’è papà Domenico Laureti, che è anche proprietario di un’azienda agricola poco distante dal birrificio con il suo frutteto “incantato”, e il figlio Fabio Lapo. Dalle terre del signor Domenico si ricava l’orzo che viene poi lavorato fino a trasformarlo in malto, materia prima per fare la birra. «La nostra è un’attività artigianale agricola, utilizziamo il nostro malto e in pochissimo tempo abbiamo prodotto delle ottime birre che esportiamo anche in Germania, come la birra Apa che è apprezzatissima dai clienti», sottolinea l’imprenditore. In un anno hanno venduto 150 ettolitri di birra, niente male per un’attività appena avviata.



Cinque birre di eccellenza
Le più amate, la bionda e la rossa, ma c’è anche la bianca dal sapore molto delicato. Il pub birrificio Laurus offre ai suoi clienti cinque tipi di birre artigianali alla spina di loro produzione, come la classica bionda Pils “Fine”, che ricalca nello stile la birra originaria di Plzen (città della Repubblica Ceca dove ha avuto origine); l’Apa (American Pale Ale) “Hopi” dal colore simile all’oro tendente al rame, con una leggera sensazione di amarezza e un sapore e aroma dominati dal luppolo; la rossa Red Ale “Fiore” dai profumi intensi e il gusto avvolgente e deciso; la Saison, dal colore arancio chiaro, con note speziate regalate dal coriandolo e dal pepe nero, unite ai luppoli Kent Golding, segale e malto pilsner che la rendono piacevolmente fruttata e luppolata; infine la Weiss “Infinito”, birra bianca a base di orzo e grano. I prezzi delle birre oscillano in base alle grandezze: la 33 cl costa 3 euro, la 50 cl 4,50 euro, la 75 cl 6 euro. E per riconoscere che una birra sia davvero artigianale il padrone di casa, Domenico Laureti, spiega: «Già dal primo assaggio capiamo se un prodotto non è trattato. Le nostre birre, infatti, sono più aromatiche e profumate rispetto a quelle commerciali». In altre parole, quando la birra è lavorata artigianalmente viene detta “cruda” in quanto contiene lievito vivo, a differenza invece delle birre industriali che per mantenere le proprie caratteristiche organolettiche devono prima essere pastorizzate e filtrate.
E poi c’è tutta la questione della spillatura, un’arte vera e propria con delle tecniche ben precise da seguire, che qui al pub Laurus conoscono molto bene. Senza entrare troppo nei tecnicismi, il segreto per una buona spillatura sta nel versare la birra lentamente evitando che si depositi troppa schiuma.



Birra e gastronomia
«La regina di tutte le birre è la bionda». Così l’imprenditore Laureti chiarisce subito che la birra più acquistata nel suo locale, cult di tutte le cult, è la bionda “Fine”. Tuttavia, possono poi nascere delle differenze dettate spesso dall’età e dal sesso. I giovani ad esempio preferiscono la birra rossa perché più forte e dal retrogusto amaro come la “Pale Ale” che sta avendo molto successo. Le donne invece apprezzano di più le birre chiare, in particolare la Pils o la Weiss, quest’ultima dal sapore molto delicato. Ma non è tutto, birra e cibo sono un’unione perfetta ma bisogna saper scegliere. E così scopriamo che «la birra rossa è preferibile abbinarla a dei piatti piccanti che nascondono un po’ il suo retrogusto amaro», consiglia Domenico, grande cultore di birra, che insieme a suo figlio prima di aprire il birrificio ha seguito anche dei corsi universitari. E per chi solitamente insieme al pesce è abituato a bere il vino bianco, non sa che anche la birra si sposa molto bene con questo tipo di alimento. «Un piatto a base di pesce può essere accompagnato a una birra molto delicata, come la Pils o ancora meglio la Weiss, un connubio perfetto da provare assolutamente», spiega il patron del birrificio Laurus. Insomma, a questo punto non resta che sperimentare.



Le Marche al top per i microbirrifici
Al progetto “Marca Futura”, birra artigianale prodotta con orzo di provenienza regionale, hanno collaborato esclusivamente birrifici marchigiani, soci dell’associazione “Marche di birra”.Sono 1965 di Osimo, 61Cento di Pesaro, 20.13 di San Benedetto del Tronto, Bach di Fabriano, Birracruda di Pesaro, Carnival di Offida, Collesi di Apecchio, Birrificio dei Castelli di Arcevia, Birrificio del Rio di Caldarola, Il Gobbo di Camerano, Il Gomito di Agugliano, Jester di Petritoli, La Castellana di Serra Sant’Abbondio, La Cotta di Sassocorvaro, Laurus di Recanati, Maltenano di Servigliano, Millecento di Fabriano, Sangermano18 di Camerano, Venere di Apecchio. Un dato interessante fornito dall’associazione “Marche di birra” è che dopo la Toscana, le Marche sono la regione dell’Italia centrale con la più alta concentrazione di microbirrifici, un fattore che è testimonianza della vitalità del comparto dei birrifici marchigiani, uniti in questo caso anche da un forte spirito di solidarietà.

Jester e 61 Cento premiati a Deruta
Nell’ambito del concorso nazionale Cerevisia, tenutosi a Deruta, in provincia di Perugia, lo scorso 6 giugno, sono state annunciate le eccellenze del settore birra, in totale 21 etichette premiate provenienti da tutta Italia e tra di esse vi sono anche due birrifici agricoli marchigiani: il birrificio Jester di Petritoli e il birrificio 61 Cento di Pesaro. Al primo è andato il premio categoria “Birra aromatizzate” arrivando secondo con la birra “Lunaria”. Al birrificio “61 Cento”, invece, sono stati conferiti ben due premi. Uno per la categoria “Birre strong e birre scure” conquistando il primo posto con la birra “Koi Milk Stout”, mentre nella categoria “Birre chiare Lager a bassa fermentazione” è arrivato secondo con la birra “Kiwi”. È calabrese, invece, il birrificio che ha vinto il primo premio d’eccellenza: birra Simphony del birrificio Gladium. La premiazione avverrà a settembre a Roma.
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