Anna Bonacci, la commediografa
che intuì Freud prima del mondo

Anna Bonacci, la commediografa che intuì Freud prima del mondo
di Antonio Luccarini
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Lunedì 26 Giugno 2017, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 16:47
Nel 1926, a Vienna, quando al compimento dei settanta anni, a Sigmund Freud, al numero 19 della Berggasse, arrivarono auguri e felicitazioni da tutto il mondo, anche in Italia ci fu chi gli rese, indirettamente, omaggio con un’opera ispirata alle sue teorie psicanalitiche. Nonostante le intuizioni freudiane fossero, allora, poco diffuse e del tutto sottovalutate nel mondo culturale del nostro paese, pubblicato da una piccola casa editrice romana, la Marino, in quell’anno, uscì il volume “Favole insidiose”, in cui l’autore, Igor Velasco, provava a rileggere ed interpretare in chiave psicanalitica, alcune delle più celebri fiabe di Charles Perrault.
 
Quei racconti e lo pseudonimo
Dietro lo pseudonimo maschile di Igor Velasco in realtà si celava un’autrice alle prese con la sua opera prima, Anna Bonacci. La Bonacci che, molti anni più tardi, conquisterà fama internazionale quale drammaturga soprattutto in quanto autrice di un fortunatissimo testo teatrale “L’ora della fantasia”- la commedia rappresentata in tutti i più prestigiosi teatri di ogni paese fu poi portata sugli schermi in due pellicole di successo dirette rispettivamente da Mario Camerini e da Billy Wilder - alla sua prima pubblicazione editoriale, invece, passò al suo esordio del tutto inosservata sia dal pubblico dei lettori che dalla critica. La saggista esordiente, nel 1926, aveva appena superato l’età di 34 anni. Un esordio editoriale tardivo dunque se si pensa al fatto che Anna Bonacci aveva accompagnato con l’esercizio della scrittura ogni fase della sua vita .
 
Un debutto audace
E soprattutto un debutto audace se si tiene conto della famiglia a cui la scrittrice apparteneva e la rigidità dei principi morali che la governavano. Anna era infatti nata a Roma nel novembre del 1892, proprio quando il padre Teodorico stava rivestendo, con la risolutezza , la severità e l’arroganza che caratterizzavano il suo battagliero temperamento, il ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Giolitti. Alle spalle di Anna, in grado di offrire rassicurante sostegno ,ma anche una forte ed ingombrante soggezione, c’era dunque una famiglia importante che aveva dato al paese politici di primo piano ,ma soprattutto giuristi di chiarissima fama, come il nonno materno Pasquale Stanislao Mancini, studioso e patriota. Una famiglia che aveva incoraggiato i suoi approfondimenti culturali ma che non ammetteva certo deroghe di sorta al rispetto di valori considerati intrascendibili.


 
I poli opposti
La sua stessa esistenza aveva finito per doversi destreggiare tra poli opposti: nel carattere in cui ad una femminilità frivola quanto sensuale si affiancava il richiamo di una profonda spiritualità, nelle scansioni temporali del quotidiano, in cui la frequenza delle più inquiete personalità del mondo intellettuale romano si alternava a tranquilli ed appartati soggiorni in un piccolo paese marchigiano sulla costa adriatica. Sul finire dell’Ottocento la famiglia Bonacci – Anna era l’ultimogenita di tre fratelli e tre sorelle- aveva iniziato a trascorrere le estati in una bella palazzina circondata da giardino e boschetto nella proprietà Bourbon Del Monte a Falconara Alta. L’incapacità di trovare punti di equilibrio fra opposte spinte aveva prodotto all’età di 18 anni una gravissima crisi in Anna con la comparsa di disturbi psichici e motori che le avevano procurato una temporanea paralisi degli arti. In quell’occasione la giovane era stata in cura prima da Gustavo Modena, direttore del manicomio provinciale di Ancona, poi da Ferruccio Banissoni, allievo di Sante de Santis, divulgatore in quegli anni , in Italia, del pensiero freudiano. Nelle “Favole insidiose” l’autrice riportava citazioni del pensiero del padre della psicanalisi, facendo riferimento proprio all’edizione napoletana del 1919 del lavoro di Freud ”Il sogno”.
 
L’autoanalisi nel libro
“Le favole insidiose” possono essere analizzate come la messa in scena di una sorta di autoanalisi realizzata in un momento cruciale della propria esistenza , quello drammatico ma ineludibile del commiato dalla gioventù di una donna che fino ai giorni dolorosi di una fine indecorosa e degradata nella più straziante solitudine, conservò intatta ed impetuosa ”la smodata giovinezza interiore”. Un testo da riscoprire e rivalutare dove scrittura e linguaggio , pur condizionati dalle forme stereotipate della moda di allora , rivelano ancor oggi , ad una rilettura, un uso di tempi e suspence tipicamente teatrali, quelli che ,al momento del suo successo internazionale , hanno reso unica la sua drammaturgia.  
 
Anna Bonacci nacque a Roma il 28 Novembre 1892 ed è morta a Falconara Marittima nel 1981. E’ stata una celebre commediografa italiana ed è soprattutto nota per aver scritto “L’ora della fantasia” che pur pubblicato nel 1944 ebbe uno straordinario successo internazionale nel 1953. Dalla commedia sono stati tratti il film ”Moglie per una notte “ di Mario Camerini, con Gino Cervi e Gina Lollobrigida e “Baciami stupido” di Billy Wilder con Kim Novack e Dean Martin.
 
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