Gli economisti marchigiani: «La banca locale è fuori dal tempo. L’accesso al credito è cambiato»

Acquaroli: «La banca locale è fuori dal tempo. L’accesso al credito è cambiato»
Acquaroli: «La banca locale è fuori dal tempo. L’accesso al credito è cambiato»
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 2 Marzo 2024, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 11:29

ANCONA Srotola il nastro del passato prossimo, Donato Iacobucci. «Dopo il 2013, quando Banca Marche finì in amministrazione controllata e da lì in poi, con una serie di acquisizioni, entrò nel caleidoscopio di Intesa Sanpaolo, non si sono verificati fenomeni di razionamento del credito».

Il docente di Economia Applicata della Politecnica rafforza le sponde del suo ragionare: «Anzi, dal 2014 le condizioni dell’offerta s’erano allentate: i tassi d’interesse erano ai minimi storici e maggiore era la disponibilità di liquidità». Preme il tasto off arrivati alla soglia del 2021: «Allora, per effetto della ripresa dell’inflazione e del costo del denaro, che tornò a impennarsi, ottenerlo dalle banche era di nuovo difficile». 

 


Il declino 


Qui il prof sovrappone i dati: «Dalla crisi del 2009 le cessazioni d’impresa nelle Marche sono state sempre superiori alle nuove iscrizioni, determinando una continua riduzione del numero di quelle attive».

Va nelle pieghe più recondite: «Il picco, osservato nel 2022 e 2023, è dovuto alle cancellazioni d’ufficio, poiché le Camere di Commercio, procedendo a una pulizia dei registri, eliminavano quelle che da anni non davano segni di vita». Al passaggio successivo l’osservazione si sostituisce all’azione: il declino, burrascoso, dell’istituto di Fontedamo non ha condizionato gli scenari economici, determinati da macro-eventi, che ricalcavano una tendenza nazionale ed europea. Osservato da questa prospettiva, si ridimensiona il moto di nostalgia del presidente Francesco Acquaroli, che lunedì scorso si lasciò sfuggire un dirompente «siamo orfani di Banca Marche».

Iacobucci riannoda il filo della sua riflessione: «La riduzione interessa le fasce di dimensione minore, le micro aziende. Le cause? Hanno a che fare con i cambiamenti nelle tecnologie e nei mercati, piuttosto che con l’accesso ai prestiti». Rafforza il concetto, con la considerazione che segue: «I settori più colpiti sono quelli tradizionali e con maggiore presenza di piccole imprese». In agricoltura quelle attive sono passate da 32mila del 2010 a 22mila del 2023. Nel commercio da 38mila a 30mila. Conclude il teorema: «Non si chiude perché non si è ottenuto il credito, ma perché non si è più nelle condizioni di chiederlo o di riceverlo». Le motivazioni, di carattere strutturale, sono destinate a diventare più stringenti con la transizione digitale e con quella ecologica. Non rinuncia al corollario, Iacobucci: «Le banche? Non sono più quelle di una volta, dove si trattava con il direttore-amico. L’introduzione delle direttive europee ha elevato la qualità delle procedure di concessione e migliorato la gestione del rischio». Scordiamoci il passato, potrebbe essere un post per il governatore. 


Le regole 


Romantico, ma con moderazione. Giorgio Calcagnini, rettore dell'università di Urbino, sulla nostalgia della banca del territorio cerca il punto d’equilibro su un terreno ripido e scivoloso: «Lo ammetto, non ho una risposta precisa. Banca Marche era la più piccola delle grandi, e la più grande delle piccole. Una realtà del genere nella nostra regione non c'è più. Ci sono le Bcc». La memoria è ancora vivida: «C’erano molti imprenditori legati a quella condizione di prossimità. Anche le teorie economiche sono contrastanti: alcune affermano che la vicinanza, soprattutto della governance dell'istituto, ovvero del luogo dove si prendono le decisioni, garantisce meno asimmetrie delle informazioni, per via della conoscenza del territorio».

Passa oltre, e da esperto di Economia politica ricorda: «L’accesso al credito ora viene regolato e determinato da algoritmi, nei quali pesano di più gli aspetti quantitativi. Della serie: quante transizioni fai? È questa la domanda che si fa all’imprenditore». Elimina le ombre che s’addensano all’orizzonte: «Viene meno l’aspetto qualitativo, che in passato veniva privilegiato». Cerca di fissare la linea di demarcazione tra passato e presente: «Sono un romantico della filiale della porta accanto, ma con i dovuti distinguo». Fissa il punto di non ritorno: con quel procedimento sistematico, e freddo, di calcolo si richiedono più obblighi informativi e di trasparenza, a tutto vantaggio della stabilità del sistema finanziario. «Allora - è la mediazione del professore - è determinante chi quegli algoritmi è chiamato a interpretarli». Merito al credito.

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