Dall’Acri a Unicredit le nomine cambiano la mappa del potere

Il cambio di vertice dell’Associazione delle Fondazioni e Casse di Risparmio è cruciale. In pole position c’è Giovanni Azzone

Dall’Acri a Unicredit le nomine cambiano la mappa del potere
di Rosario Dimito
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 07:39

Acri, Cdp, Unicredit, Bper, F2i, Tim, fino a Intesa Sanpaolo.

Le tessere del domino finanziario iniziano a sistemarsi in un gioco dell’oca che coinvolge azionisti, investitori, politica e governo, questi ultimi due chiamati a esprimersi come stakeholders ma anche a dare gradimenti. È già iniziata la partita nell’Associazione delle 86 casse, un crocevia di relazioni e partecipazioni da Cdp, alle infrastrutture, alle banche fino alla rete Tim: il presidente Francesco Profumo, che è numero uno di Compagnia Sanpaolo dove scade a fine aprile e non può più essere confermato avendo fatto due mandati, ha annunciato di lasciare il vertice della fondazione torinese dal 22 febbraio, decadendo dall’Acri. 


IL CARISMA DI GUZZETTI


La poltrona in Acri è cruciale perché regola il traffico di tante partite e infatti, è convinzione diffusa che alla scelta del successore di questa poltrona sono subordinate altre decisioni, anche se il dado è praticamente tratto. Il candidato più accreditato è Giovanni Azzone, ingegnere gestionale ex Rettore del Politecnico di Milano e da un anno presidente della Cariplo, una fondazione-chiave nello scacchiere italiano non solo perché grande azionista di Intesa Sanpaolo (5,2%) ma per la centralità dell’ente nella ragnatela economico-finanziaria assunta grazie al lavoro di tessitura di rapporti e autorevolezza fatto da Giuseppe Guzzetti, figura carismatica ancora oggi influente perché, integerrimo per moralità e rettitudine pur avendo gestito il potere negli anni della Prima Repubblica: per queste credenziali in tanti continuano a chiedergli consigli. Azzone, saggio, equilibrato e degno delfino dell’avvocato di Appiano Gentile da cui è stato scelto, di fatto gode del consenso di oltre il 90% delle fondazioni avendo attratto sostegni molto più numerosi dell’altro candidato Fabrizio Palenzona. 
La maggioranza delle Consulte territoriali che saranno chiamate a dare una indicazione sul presidente, sarebbero pro-Azzone, che in poco tempo si è guadagnato apprezzamenti: molte Consulte territoriali lo hanno invitato come segno di legittimazione. Per il rinnovo in Compagnia, non c’è ancora una indicazione precisa ed è il sindaco di Torino Stefano Lo Russo comunque ad avere il pallino, negli ultimi giorni sembra avanzare Marco Gilli, addetto scientifico presso l’Ambasciata italiana in Usa.
Azzone è in pole position in una competizione che si deciderà entro la prima decade di marzo quando verrà convocata l’assemblea. La mossa anticipata dell’ex ministro dell’Istruzione nel governo Monti, sarebbe legata alla possibilità che ad aprile 2025 possa diventare presidente di Intesa Sanpaolo al posto di Gian Maria Gros-Pietro, in scadenza con l’intero cda, al suo quarto mandato (il primo era stato di presidente del cdg nella governance duale): per il protocollo Acri-Mef, è opportuno un anno di distacco tra le due cariche per evitare le porte girevoli avendo come termine di raffronto la presentazione della lista di Intesa Sp a fine febbraio 2025. 
L’elezione del nuovo presidente Acri avverrà con due criteri: l’indicazione della maggioranza degli enti e di un’altra maggioranza “pesata” per contribuzioni dei singoli enti. «Se c’è bisogno, io ci sono, è ovvio che la cosa a cui tengo di più è la stabilità dell’Acri», ha detto Azzone giovedì 25 gennaio a margine di un evento. Quello che è possibile rivelare è che la presidenza Azzone punta su due novità: modernizzare nel senso che gli enti facciano filantropia e welfare di precisione e internazionalizzare l’Associazione, potenziando le partnership con altre fondazioni estere.
In questo passaggio si intrecciano gli sviluppi su F2i e Abi. On F2i ci sono distinguo tra i 19 soci, in particolare fra quattro casse (Inarcassa, Cipag, Cassa Forense, Enpam), Crt e Unicredit sulla governance: Gae Aulenti la vorrebbe più semplificata e comunque considera F2i satellite del mondo Intesa Sanpaolo e Cariplo per la presenza di molti enti contigui. Le evoluzioni entreranno nel nuovo patto che dovrà essere rinnovato entro il 27 marzo mettendo a fuoco la strategia: nel piano 2024-2029, l’ad Renato Ravanelli ha disegnato una traiettoria di sviluppo internazionale sulla quale si stanno attenuando le diversità. 
Quanto all’Abi dove Antonio Patuelli sta completando il quarto mandato (il primo è stato parziale avendo sostituito Giuseppe Mussari il 28 gennaio 2013) e dovrebbe fare anche il quinto con l’elezione all’assemblea di luglio: entro marzo ci sarà la designazione formale ma fra i grandi banchieri sta emergendo il sostegno verso il banchiere di Ravenna. 
All’esito dei giochi in Acri, peraltro già incanalati, è legato il rinnovo dei vertici in scadenza in Cdp, dove il presidente spetta alle fondazioni, e l’ad scelto dal Mef.

Delle fondazioni tira le fila la Sardegna, essendo la prima con l’1,6%, seguita da Compagnia (1,594%), Cariplo (1,558%), Crt (1,5%): sulla scia della nomina del numero uno dell’Acri, si muoverà l’ente sardo. L’attuale presidente Giovanni Gorno Tempini continua ad essere apprezzato dalle fondazioni e potrebbe fare un altro giro. 


LE ALTRE POLTRONE


Nella primavera dei rinnovi rientrano Unicredit, Bper, Tim. In Gae Aulenti sembra scontata la conferma di Andrea Orcel anche se avendo lavorato quasi sempre all’estero non è abituato alle regole felpate di sistema come si evince dall’ultimo tentativo di assalto studiato su Pop Sondrio che ha irritato Carlo Cimbri, patron di Unipol, socio di riferimento e il suo coté di alleati. Un po’ meno scontata la conferma di Piercarlo Padoan, poco gradito dal governo perché in un’intervista ha fatto trapelare una difformità di vedute sul Mes. In Bper Luigi Montani dovrebbe essere confermato perché gradito alla Bce che ha fatto rientrare i dubbi di Cimbri, infine Tim fa storia a sé perché pesa l’ipoteca giudiziaria di Vivendi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA