Omicidio Sarchiè, la figlia: «Voglio giustizia per mio padre, la prima condanna non basta»

Omicidio Sarchiè, la figlia: «Voglio giustizia per mio padre la prima condanna non basta»
Omicidio Sarchiè, la figlia: «Voglio giustizia per mio padre la prima condanna non basta»
di Stefania Serino
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Domenica 19 Febbraio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15:20

SAN BENEDETTO  - «Ci aspettiamo giustizia, la condanna di primo grado non è abbastanza. Lui ha avuto un ruolo chiave nell’omicidio di mio padre». Jennifer Sarchiè non ha mai smesso di combattere insieme a mamma Ave e al fratello Juri da quando papà Pietro è stato ucciso. 

 

Si apre domani in Corte d’Appello ad Ancona il processo di secondo grado a carico di Santo Seminara, legato all’omicidio di Pietro Sarchiè, il commerciante ambulante di pesce sambenettese ucciso a Sellano di Pioraco il 18 giugno 2014. I siciliani Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo e a venti anni di reclusione per aver pianificato e commesso il delitto.

Il processo di primo grado

Secondo quanto emerso nel processo di primo grado, il 49enne catanese ha fiancheggiato gli assassini per consentire lo smontaggio del furgone di Pietro il cui cadavere è stato parzialmente bruciato prima di essere seppellito sotto un cumulo di macerie.

Il Tribunale di Macerata ha stabilito per Seminara una condanna di tre anni e sei mesi per favoreggiamento e ricettazione ma lo ha assolto dall’accusa di riciclaggio.

La procura ha presentato ricorso: Seminara ha reso possibile la manipolazione del furgone tanto da renderlo non identificabile. Una condotta che rientra per l’accusa nel reato di riciclaggio, sottolineando anche che Seminara ha pure preso il pesce di Pietro per mangiarlo con i familiari. Il giorno dell’omicidio prese le buste del pesce e avvisò la suocera che avrebbe dovuto cucinare. Per questo grave comportamento viene chiesto dalla procura un ricalcolo della pena. In appello è ricorso anche l’imputato difeso dagli avvocati Manuela Castani e Nicola Pandolfi che rigettano le accuse e chiedono l’assoluzione. La famiglia Sarchiè è difesa dagli avvocati Nicodemo Gentile e Alessia Modesti: «Il ruolo di parte civile è finalizzato al risarcimento danni ma la famiglia chiede che venga accolta l’impugnazione della procura».

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