San Severino, il racconto choc di Castori: «Ho rischiato di morire di meningite, salvato da medici e San Pacifico»

La confessione del tecnico dell'Ascoli agli alunni delle classi terze della sua San Severino

San Severino, mister Castori: «Da piccolo rischiai di morire. Salvato dai medici e dalle preghiere»
San Severino, mister Castori: «Da piccolo rischiai di morire. Salvato dai medici e dalle preghiere»
di Luca Muscolini
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Martedì 20 Febbraio 2024, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 07:09

SAN SEVERINO «A un anno di vita ho rischiato di morire per una meningite. Mia madre pregò San Pacifico e al mio risveglio dal coma portò la mia foto ex voto al santuario». A confidarsi con gli alunni delle cinque classi terze dell’Istituto Padre Tacchi Venturi di San Severino è l’allenatore dell’Ascoli, Fabrizio Castori. Un racconto, il suo, che al palas Toti Barone ha letteralmente rapito i giovani alunni in occasione della settimana culturale curata dalla dirigente Catia Scattolini e dalle prof Giulia Medei e Giulia Angeletti.

Il racconto

L’aneddoto relativo alla vita dell’allenatore è emerso durante la gradita visita a sorpresa di padre Luciano Genga, bomber del Chiesanuova prima della chiamata di un «allenatore - come dice lui stesso - a cui non potevo certamente dire di no». «Castori è un credente ed è vivo anche grazie a San Pacifico», ha suggerito padre Genga, neo custode del santuario settempedano, a cui Castori ha svelato: «a un anno di vita, come mi raccontò mia madre Marianna, visto che non lo ricordo perché ero troppo piccolo, ho rischiato grosso per una meningite.

Il nostro medico di famiglia Scatizza esortò opportunamente i miei a farmi ricoverare d’urgenza all’ospedale dorico di Torrette dove però i sanitari, dopo le prime cure, non erano ottimisti. Dissero a mia madre che avrebbero tentato il tutto per tutto, visto che ero entrato in coma, con una puntura lombare. Mamma pregò intensamente il santo ed io in effetti mi risvegliai. Mia madre portò poi la mia foto ex voto al santuario come ringraziamento». Castori ha poi proseguito tornando sull’argomento calcistico e sulla preoccupante classifica del suo Ascoli, in serie B. «Il rischio di retrocedere? Non ci voglio neanche pensare - ha detto -, anche se ci sarà da lavorare duro», sotto lo sguardo compiaciuto dei ragazzi e dell’amico ex centrocampista cremisi Flavio Gussoni che lo ha accompagnato nel palazzetto da cui si può vedere «la mia casa natale» ha detto Castori nato proprio a San Severino. Il trainer bianconero ha ricordato ai ragazzi l’importanza delle motivazioni, «necessarie per raggiungere qualsiasi traguardo sportivo ma anche per crescere come uomini e donne». Castori, che vanta un record di 549 panchine in serie B in tandem con Eugenio Fascetti, ha deliziato i ragazzi con alcune clip delle sue dieci promozioni ottenute sul campo, ricordando che ha allenato dalla terza categoria alla serie A. Fervido l’incitamento del trainer bianconero a non abbandonarsi «all’alibi del non ci riesco o dell’allenatore che non mi vede: questo porta all’abbandono, al fallimento. Bisogna sempre lottare e restare umili. Senza lavoro, anche se si ha talento, non si arriva da nessuna parte».

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