FERMO - Fatture false, perquisizioni e indagini anche nel Fermano nell’ambito della maxi inchiesta di polizia e finanza di Reggio Emilia, su delega della Dda di Bologna, che ha scoperchiato un sistema di rapporti incrociati fra la ‘Ndrangheta emiliana e la malavita locale, con il coinvolgimento di numerose imprese di centro e nord Italia. In corso le operazioni per eseguire 27 misure cautelari per un giro da 2,5 milioni di euro.
Le zone
Oltre a Fermo, il blitz riguarda le province di Reggio Emilia, Ferrara, Forlì, Lodi, Modena, Parma, Pisa, Perugia, Torino e Verona.
In sostanza si è scoperto che, malgrado le indagini, il clan aveva continuato a offrire servizi legati all’emissione di fatture per operazioni inesistenti per consentire poi alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei redditi imponibili. Gli inquirenti hanno individuato gli utilizzatori delle fatture false e sviluppato i relativi accertamenti, con un’evasione che le Fiamme gialle hanno accertato essere di poco superiore ai 3 milioni e 700mila euro, con il deferimento di ben 77 soggetti indiziati di avere utilizzato, per abbattere il carico fiscale, le fatture per operazioni inesistenti emesse dalla ‘Ndrangheta emiliana, proponendo poi il sequestro preventivo per l’equivalente del profitto assicurato agli utilizzatori dei servizi finanziari illegali.
La strategia
Per 27 indagati il Gip distrettuale ha ritenuto la sussistenza delle esigenze cautelari. Tra l’altro nel corso della stessa operazione la Mobile aveva già eseguito un sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale reggiano, per quasi 720mila euro a carico di due coniugi, entrambi condannati, in primo grado, e attualmente in carcere per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Una giro con una ramificazione molto vasta che ha costretto gli inquirenti a effettuare un’operazione su vasta scala.