SENIGALLIA - Tre imputati assolti, cinque rinviati a giudizio e alcuni capi d’accusa prescritti. È terminata così l’udienza preliminare legata all’inchiesta sulla gestione della piscina Saline di Senigallia. A processo andranno coloro che hanno scelto di procedere con il rito ordinario: l’ex sindaco Maurizio Mangialardi, l’ex vice sindaco Maurizio Memè e l’ex assessore Simonetta Bucari.
L’accusa
Il 2 marzo del 2023 dovranno difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio per aver, dice la procura, predisposto una delibera con cui nel luglio 2015 l’amministrazione si impegnava a prorogare la gestione del complesso delle Saline alla società Uisp «anziché indire una procedura ad evidenza pubblica, come previsto dalla normativa vigente». L’attuale capogruppo dem in Regione dovrà anche rispondere di violenza privata: nel luglio 2015 avrebbe minacciato di non proseguire la convenzione tra il Comune e la Uisp per la gestione delle Saline, costringendo Nadia Rotatori (allora presidente Uisp) a rassegnare le dimissioni. Il dibattimento dovrà essere affrontato per truffa da Massimo Tesei (allora responsabile organizzativo Uisp) e Giorgio Gregorini (presidente comitato territoriale): la procura contesta di aver presentato nel 2016 «un rendiconto mendace della piscina Saline, anche difforme dal bilancio effettivo».
Assolti perché il fatto non costituisce reato altri tre ex rappresentanti della giunta Mangialardi: Chantal Bomprezzi, Gennaro Campanile, Enzo Monachesi. Anche loro, che procedevano con l’abbreviato, dovevano rispondere di abuso d’ufficio per la delibera del 2015. Il pm aveva chiesto otto mesi di reclusione. Il trio è stato assolto (perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato) da un’altra fattispecie di abuso d’ufficio, legata a una delibera del giugno 2017, dove l’amministrazione si impegnava a gestire la piscina, favorendo nella divisione degli spazi la Uisp e due società collegate all’associazione. Per la stessa delibera, non luogo a procedere per Mangialardi, Memè e Bucari. Prescritta la posizione di Nadia Rotatori che aveva scelto di procedere con l’abbreviato. La procura la accusava di truffa (in concorso con Tesei per cui c’è stato il non luogo a procedere) per aver presentato nel 2013 presunti rendiconti falsati dell’associazione, omettendo così di versare soldi all’amministrazione.
La rabbia di Mangialardi: «Quando qualcuno si indignerà per questa vicenda sarà troppo tardi, considerati anche i soldi spesi inutilmente dalla procura.
Le altre reazioni
Monachesi: «L’assoluzione non solo riconosce in maniera netta la correttezza del mio operato da assessore, ma ristabilisce la verità rispetto a una vicenda che in molti, troppi, hanno strumentalizzato a fini politico-elettorali». Per Campanile l’assoluzione ha posto «fine ad una vicenda processuale nella quale ritengo di essere stato ingiustamente coinvolto».
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