ASCOLI Mazzone aveva un pregio: non dimenticava chi aveva dato il massimo in campo per lui. Fra questi Enrico Nicolini che entrò a fare parte del suo staff. «È una giornata molto triste per me. Mazzone è stato un secondo padre. Abbiamo lavorato nove anni insieme, quattro ad Ascoli due a Catanzaro e Brescia, uno a Bologna. Sette gli anni invece da giocatore e due da collaboratore del suo staff».
Gli anni più belli
Il periodo più bello ad Ascoli che proiettò Mazzone alla ribalta. «Mazzone mi affidò la fascia di capitano, ero un suo fedelissimo e di me si fidava».
Gli aneddoti
Nicolini ricorda qualche aneddoto «Quando entravamo in campo dal sottopassaggio rivolto alla terna arbitrale, sapendo di essere alla guida di una provinciale, diceva: “basta che mi confermate che ci date il 49%”. Non voleva mai perdere e se capitava soffriva molto la sconfitta anche contro grandi squadre. Per lui perdere a San Siro era come perdere al Partenio e non l’accettava. Pretendeva tanto dalla sua squadra». Con lui se ne va una grande parte della storia bianconera. «Eravamo sempre in contatto. Ci eravamo visti ad ottobre quando c’è stata la presentazione del docufilm che parla della sua storia. Non era un allenatore di tante parole, era molto pragnatico e badava al sodo ma dai grandi valori umani. I tifosi hanno apprezzato prima l’uomo che l’allenatore».