ANCONA - Svoltato l’angolo di una via in città, non è più insolita l’apparizione dell’immagine, dipinta su un muro decrepito, di una donna affacciata alla finestra. I murales oggi possono spalancare nuove prospettive in spazi urbani dimenticati. Sono ormai così diffusi, spesso così efficaci e pieni di senso, di allegria, che insieme formano una sorta di museo a cielo aperto. Per questo, nelle Marche, alcune associazioni di street artist si sono unite a costituire una rete.
La valorizzazione
Si chiama MAdAM, Museo Aperto d’Arte Marche, il progetto presentato ieri mattina a Palazzo Raffaello. Ha lo scopo di valorizzare questa forma d’arte urbana che, nata in maniera spontanea, ha finito per conquistarsi dignità e identità. Benvenuta anche dai cittadini che sulle prime la criticavano, la street art si è guadagnata la considerazione di critici autorevoli, e addirittura una committenza pubblica. Il MAdAM si prefigge la mappatura, e quindi la tutela, di un’arte per sua natura effimera. È stato fondato da un gruppo di imprese culturali: Anime di Strada e Associazione Culturale Centofiorini in provincia di Macerata; Pop Up Studio di Ancona; Arte Pubblica ad Ascoli Piceno; Reperti Urbani della provincia di Pesaro e, da Fermo, Urban Play.
Il comitato scientifico
Con l’ausilio di un comitato scientifico, hanno potuto censire una “collezione”, disseminata sul territorio marchigiano, formata da 120 opere, realizzate da 85 artisti, molti dei quali di fama internazionale, distribuite in oltre 40 Comuni.
Il progetto
Con i loro interventi, Monica Caputo, presidente di Pop Up Studio e responsabile della comunicazione, e Marco Marilungo, partner tecnologico, hanno illustrato le modalità di fruizione multimediale della piattaforma: il QRCode su locandine e manifesti, che pubblicizzano il museo a cielo aperto, permette di accedere col cellulare alla piattaforma e seguire gli itinerari proposti, rintracciare e raggiungere le opere. «Una proposta come questa – ha commentato l’assessore alla Cultura Giorgia Latini – si armonizza col Piano triennale della cultura e col Festival dei Borghi. Un nuovo tassello della promozione del patrimonio materiale e immateriale delle Marche».