PESARO Stalking condominiale, la donna presenta ben 63 esposti presentati contro i vicini di casa. Ieri davanti al giudice monocratico il caso di una 70enne pesarese accusata di atti persecutori e minacce nei confronti di una famiglia composta da mamma, papà e figlio che hanno deciso di querelare la donna dopo sei anni di presunte persecuzioni.
Nel dettaglio
Biglietti minatori nella cassetta delle lettere, secchiate d’acqua sulle biciclette, campanello che squillava anche di notte e soprattutto chiamate continue ai carabinieri, polizia e vigili urbani inviati a casa dei suo vicini-nemici e 63 esposti.
Ogni volta, però, agenti e militari erano usciti dall’appartamento al piano di sotto senza rilevare nulla di irregolare. Vengono contestati rumori, tanto che il bambino non sarebbe riuscito a dormire. Tonfi confermati da altri vicini di casa che hanno già testimoniato. Poi i biglietti nella posta, mostrati in aula, in cui avrebbe scritto frasi come «Ve la farò pagare», «Dovete andarvene».
Un incubo finito con la vendita della casa e il trasferimento. Ma il processo sta andando avanti e ieri è toccato all’imputata testimoniare in aula. Si è dissociata da tutte le accuse sostenendo di essere stata lei, assieme alla figlia, a essere bullizzata dai vicini. Colpevoli anche di aver messo un cancello davanti ai contatori. Nessun rumore molesto né minacce e la certezza che i vicini non se ne siano andati per colpa sua. La famiglia, assistita dagli avvocati Maria Pia Mariani e Simonetta Giubilaro, si è costituita parte civile e ha chiesto 30mila euro per i genitori e 20mila per il piccolo. A novembre è attesa la sentenza.