FRONTONE Che senso ha investire sullo sci con un clima sempre più caldo? L’associazione Lupus in Fabula torna sul tema sulla spinta dell’andamento stagionale e chiede al Comune di Frontone un deciso cambio di strategia rispetto al progetto di realizzazione un bacino idrico e una cisterna interrata ai piedi del monte Acuto per alimentare i cannoni per la neve artificiale sulle piste da sci.
«Spreco e scempio»
Secondo l’associazione ambientalista quella di alcuni amministratori locali sarebbe un vero e proprio “accanimento terapeutico” sullo sci da discesa nella nostra provincia.
Altri sport da sviluppare
Ne consegue che «gli impianti sciistici sotto i 1.700 metri rischiano sempre più di rimanere a secco di neve e dunque se ci fossero degli amministratori lungimiranti, questi cercherebbero di diversificare l’offerta del turismo invernale favorendo l’escursionismo, l’arrampicata, il ciclismo, lo sci da fondo o lo sci-alpinismo eccetera, invece di buttare continuamente soldi per far vivere uno sport che non ha futuro quantomeno sulle nostre montagne».
È sbagliato quindi secondo l’associazione ambientalista che l’amministrazione comunale insista nel voler realizzare un bacino idrico e un cisterna interrata per i cannoni per la neve artificiale, distruggendo una vasta area di prateria secondaria tutelata dalla Unione europea come habitat prioritario.
«A fine dicembre, il progetto del lago finanziato dalla Regione Marche con 900 mila euro – continua Lupus in Fabula - è stato inviato alla Unione Montana del Catria e del Nerone per la valutazione di incidenza. Da evidenziare che per produrre la neve artificiale non solo servono grandi quantità di energia e di acqua, ma è anche necessario che le temperature restino a lungo sotto lo zero termico. Pertanto, l’innevamento artificiale è sempre meno sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico».
«Manutenete il territorio»
Dunque, la richiesta che il «Comune di Frontone rinunci al finanziamento regionale ed eviti l’ennesimo scempio ambientale. Questi soldi potrebbero essere destinati alla manutenzione del territorio ed ai ristori post alluvione, alla promozione di un turismo che punti più su natura e biodiversità, sulle esperienze gastronomiche e sui prodotti tipici. Da parte nostra continueremo a vigilare sull’andamento dell’autorizzazione e non esiteremo ad impugnare l’atto innanzi al Tar se ci fossero i presupposti di danno ambientale o irregolarità procedurali».