Sohaib Teima condannato in Francia per maltrattamenti: lettera del padre della ragazza

Sohaib Teima
Sohaib Teima
di Lolita Falconi
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Domenica 5 Maggio 2024, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 13:31

FERMO Il tribunale di Grenoble ha condannato a sei mesi di reclusione Sohaib Teima, 21enne italo egiziano di Fermo, per maltrattamenti nei confronti della compagna Auriane Nathalie Laisne di Lione. Il giovane fermano è «gravemente indiziato» dalla procura di Aosta di aver ucciso e abbandonato la stessa ragazza, alla fine del marzo scorso, in una chiesetta diroccata a La Salle, in Valle d'Aosta. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna a dieci mesi di reclusione per Teima. Al termine del processo il giovane è tornato in carcere. Giovedì scorso la Corte d’appello aveva concesso l’estradizione in Italia. La strategia della difesa di Teima in aula è stata quella di negare ogni violenza sulla ragazza.

I familiari

I familiari della giovane erano presenti in aula, vestiti di nero.

Proprio ieri il padre della ragazza francese ha scritto una lettera ai media. «Questo ulteriore femminicidio non sia vano», l’appello di Ludwig Laisne, padre di Auriane che poi si chiede «perché il suo aguzzino ha potuto avvicinarsi a lei nonostante il divieto di avvicinamento? Perché non ha dovuto indossare il braccialetto elettronico?». Auriane, scrive il padre, ha avuto il «coraggio di aver creduto di poter rendere migliore il suo carnefice nonostante le sue bugie incessanti e la sua volontà di allontanarla da noi, la sua famiglia».

«Non ho né rabbia né odio verso l'aguzzino, cerco - aggiunge - di trascendere queste energie negative e inutili, in energia d'amore universale, di pace e di rispetto, affinché l'assassinio di Auriane permetta di elevare la nostra cittadinanza e la nostra umanità, a qualunque costo». Nella lunga dichiarazione Ludwig Laisne ringrazia «i carabinieri italiani e il procuratore di Aosta, che hanno saputo rendersi umani, efficaci e hanno permesso di identificare mia figlia e arrivare all'arresto dell'aguzzino».Teima si è sempre dichiarato innocente sia rispetto ai maltrattamenti che rispetto alle accuse di omicidio che gli vengono formulate in Italia.

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