Colpo di pistola in faccia a Tre Archi, arrestati fratello e sorella. Lei incoraggiava ad ammazzare. Caccia al terzo uomo

Colpo di pistola in faccia a Tre Archi, arrestati fratello e sorella. Lei incoraggiava ad ammazzare
Colpo di pistola in faccia a Tre Archi, arrestati fratello e sorella. Lei incoraggiava ad ammazzare
di Lolita Falconi
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 09:58

FERMO Lo avevano inseguito in strada, in via Aldo Moro, nel cuore di Lido Tre Archi. Lo avevano aggredito fino a sparargli un colpo di pistola mirando alla testa, per ucciderlo. La vittima, un giovane tunisino senza fissa dimora e con precedenti penali, era stato raggiunto da un proiettile alla guancia destra. Era rimasto gravemente ferito ma, miracolosamente vivo. Un regolamento di conti maturato nell’ambito della gestione del mercato della droga che aveva rigettato il quartiere nella paura. Ieri mattina il blitz dei carabinieri.

Due degli aggressori, fratello e sorella albanesi, sono finiti in manette nell’ambito una maxi operazione messa a segno dai carabinieri del Comando provinciale di Fermo.

Un’indagine con cui di fatto è stato smantellato un pericoloso sodalizio criminale, attivo a Tre Archi. La violenta aggressione era avvenuta meno di un mese fa, intorno alle 21 del 29 settembre. Sul luogo dell’agguato, gli inquirenti arrivati a sirene spiegate, avevano trovato un tunisino con una lesione alla guancia destra, compatibile con un colpo d’arma da fuoco. 

 


Gli accertamenti


Grazie all’intervento dei soccorritori del 118, il ferito era stato trasportato al pronto soccorso di Fermo e poi all’ospedale regionale Torrette di Ancona e attualmente è fuori pericolo, nonostante la prognosi inizialmente riservata. I militari avevano trovato sul posto anche due coltelli e un grosso cacciavite. Subito erano scattati i rilievi tecnici e le indagini tradizionali, giungendo in poco tempo all’identificazione degli autori del grave episodio. Le indagini hanno rivelato il coinvolgimento di alcuni albanesi, tra cui una donna di 33 anni, R. P., con un bel pedigree criminale, legata sentimentalmente ad un noto pregiudicato nordafricano, attualmente in carcere per reati legati allo spaccio. Oltre a lei, coinvolto il fratello trentenne, anche lui albanese e ben noto per reati specifici legati al traffico di stupefacenti. Con loro due, la sera dell’aggressione, c’era un terzo uomo che è in corso di individuazione. 


Gli indizi


Secondo i gravi indizi raccolti, gli indagati avevano inizialmente aggredito verbalmente e poi fisicamente il tunisino, pure molto noto nell’ambiente del traffico degli stupefacenti e per numerosi reati predatori. Successivamente, nel corso di un inseguimento in strada, l’aggressione era culminata in via Aldo Moro con un colpo di pistola esploso dai pregiudicati albanesi, volontariamente mirato alla testa con l’intento chiaro, per gli inquirenti, di uccidere l’avversario. A sparare quasi certamente un revolver, utilizzato anche un grosso machete. Secondo la ricostruzione dei militari, in quei frangenti di inaudita violenza, la donna albanese, munita di una mazza, inveiva e incoraggiava i connazionali ad ammazzare il nordafricano.

Tutti gli indagati sono stati arrestati poiché destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla Procura di Fermo ed emessa dal Gip, per il reato di tentato omicidio in concorso, con l’aggravante dell’utilizzo di armi, anche da fuoco. Il giudice, nell’ordinanza, attese le modalità dell’azione criminosa, sottolinea che sussiste il concreto pericolo che gli indagati, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie, «anche alla luce della loro spiccata pericolosità sociale e propensione a delinquere, certamente tali da rendere assai probabile la reiterazione di simili delitti, con conseguente pericolo per la pubblica incolumità, avendo agito senza remore e alla presenza di passanti, tra i quali anche minori». Nel corso dell’operazione sono stati impiegati circa 30 militari del Comando Provinciale di Fermo che hanno operato perquisizioni negli appartamenti dei pluripregiudicati, per la ricerca di armi e droga. I due sono stati rinchiusi nel carcere di Fermo. 
 

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