Far rientrare anche finestre, infissi, serramenti, porte e pavimenti nel bonus barriere architettoniche al 75%, confermato solo in parte per il 2024. Permettendo nuovamente, almeno per alcuni, cessione del credito e sconto in fattura, e tutelando chi ha iniziato i lavori entro la fine del 2023.
Ma anche prorogare per due mesi il Superbonus al 110%. Una serie di emendamenti bipartisan alla legge di conversione dell’ultimo decreto “Superbonus” dello scorso 29 dicembre puntano a rivedere la stretta sui contributi edilizi varata dal governo per volere del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è proteggere settori del Made in Italy, come quello di serramenti e infissi, fatti di 50mila posatori, 40mila rivenditori e decine di migliaia di produttori del legno e dell’alluminio. Evitando anche possibili contenziosi con lo Stato da centinaia di migliaia di euro.
LO SCOGLIO DEL MEF
Lo scoglio è il Mef, con le risorse aggiuntive da trovare e Giorgetti che vuole mantenere i saldi invariati, per tutelare i conti pubblici.
Le possibili modifiche al superbonus
Più difficile la partita sul Superbonus. Dopo gli appelli dell’Ance per “salvare” 40mila cantieri (valgono 28 miliardi), la proposta bipartisan è concedere almeno altri 60 giorni (con uno sconto al 110% o al 90%) a chi a fine dicembre ha raggiunto il 70% dei lavori. Per superare lo scoglio Giorgetti, Fratelli d’Italia punta a un escamotage: dare tempo per contabilizzare le spese sostenute al 31 dicembre 2023 con aliquota al 90% o 110% e una soglia di lavori completati contrattabile con il Mef e poi ridurre l’aliquota di sconto sui mesi rimanenti del 2024 dal 70% al 60%. Ma non è chiaro se in questo modo si abbatte del tutto il costo per le casse dello Stato. Altrimenti si punta almeno a concedere il 110%, fino a tutto il 2025, alle famiglie alluvionate o alle famiglie con figlio disabile grave, oppure ad alzare a 25mila euro il tetto di reddito per avere il 110%, ancora previsto nel 2024 per chi è sotto quota 15mila.