Solo dieci studenti su 408 candidati superano una prova scritta di Microbiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. A giudicare dai risultati, infatti, il livello di preparazione dei futuri medici lascerebbe parecchio a desiderare, visto che il 17% dei partecipanti ignorava l’agente eziologico della scarlattina e il 44% non ha saputo indicare come fare una diagnosi di influenza. Ma, invece di fare autocritica, qualcuno tra i candidati se l’è presa con il professore che li ha bocciati: il microbiologo Roberto Burioni.
Le polemiche social
E così, senza pensarci troppo, una studentessa ha deciso di sfogare la delusione pubblicando un video sul social TikTok per denunciare il giudizio troppo severo. «Non credo che sia normale che un esame lo possano passare così poche persone – racconta la studentessa nel video - anche perché è un esame che tutti hanno studiato con così tanta foga. Ovviamente non è che tutti quanti gli esami di medicina sono così, però è importante parlarne perché non credo che sia giusto. Vi assicuro che non hanno passato l’esame persone che sono strastudiose e stradedicate, che prendono sempre 30 o 30 e lode, che passano tutti gli esami: quindi non credo che non abbiamo studiato».
Burioni: «Chi studia lo passa, ma capisco gli studenti amareggiati»
Ma Burioni, che appare stupito per il clamore della notizia, non si scompone e taglia corto: «Microbiologia è una materia di esame del primo appello: gli studenti che studiano lo superano brillantemente».
E in effetti, questa volta per gli studenti è andata pure bene. C’è chi ricorda che circa 10 anni fa a un primo appello Burioni non ne graziò nemmeno uno. Tutti bocciati. Senza che qualcuno si lamentasse. O almeno così parve, visto che allora non andava di moda raccontare tutto sul web. «Bisogna mettersi nei panni di un ragazzo, dopo l’esame si è amareggiati», minimizza il microbiologo.
Anche se poi si lascia andare ad un ricordo personale, che suona quasi da monito benevolo nei confronti dei suoi allievi: «Io da studente ero molto bravo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, però mi hanno bocciato a oculistica. Poi ho studiato e l’ho passato. L’università funziona così: l’esame si può non studiare, ma poi si capisce come si fa e si va avanti. Di certo, se uno sa le cose necessarie per fare il medico è promosso, se però non le sa, non è una tragedia: se gli studenti fossero tutti preparati, io sarei disoccupato». E a quanto pare, non c’è da preoccuparsi nemmeno del livello di preparazione degli attuali aspiranti medici. «Io li trovo sempre molto motivati – assicura - poi può capitare che uno non riesca a inquadrare bene la materia, può succedere. Il mio è il primo esame dove iniziano a conoscere le singole malattie. Poi capiscono come devono studiare, approfondiscono meglio e superano l’esame. Col tempo, frequentando l’università, imparano anche come gestire l’emotività e crescono sia culturalmente che umanamente».