Ascoli, uccise accoltellandolo in centro il collaboratore di giustizia, i giudici confermano i 14 anni di carcere a Lambru

Ascoli, uccise accoltellandolo in centro il collaboratore di giustizia, i giudici confermano i 14 anni di carcere a Lambru
Ascoli, uccise accoltellandolo in centro il collaboratore di giustizia, i giudici confermano i 14 anni di carcere a Lambru
di Luigi Miozzi
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Giovedì 15 Giugno 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 13:14

ASCOLI - La Corte d’assise d’appello di Ancona ha confermato la condanna a 14 anni di carcere per Petre Lambru, il muratore di 59 anni ritenuto colpevole dell’omicidio, in concorso con il nipote (all’epoca dei fatti era minorenne), di Franco Lettieri, l’ex collaboratore di giustizia pugnalato a morte la sera del 15 gennaio del 2021 in via dei Soderini. Ieri mattina i giudici accogliendo le richieste della procura generale, hanno confermato la sentenza emessa dal gup di Ascoli Alessandra Panichi il 21 dicembre del 2021 al termine del processo celebrato con rito abbreviato. 



«Ci aspettavamo quantomeno una riduzione della pena – commenta l’avvocato Emiliano Carnevali, difensore di Petre Lambru - avendo fornito, anche grazie ai vari consulenti tecnici impiegati, una versione più vicina possibile alla verità, con conseguente doverosa graduazione di responsabilità».

Il coltello

L’avvocato Carnevali, nel corso della discussione, aveva sostenuto che nelle carte non c’era alcuna prova di un coinvolgimento consapevole del suo assistito nell’omicidio e soprattutto che Petre Lambru non era a conoscenza del fatto che il nipote quella sera avesse con sé un coltello.

Inoltre, il difensore ha sostenuto la mancanza di un movente che potesse indurre il suo assistito a compiere il delitto. Il cinquantanovenne, quando partì da casa insieme il nipote, era convinto che ci sarebbe dovuto essere solo un chiarimento tra Lettieri e il nipote. In virtù di questa tesi, sopportata anche dalle relazioni dei propri consulenti, l’avvocato Carnevali aveva chiesto che nell’accertamento delle responsabilità si tenesse conto anche del grado di coinvolgimento di zio e nipote nel delitto. «Sapevamo tuttavia che il processo ha natura interpretativa – evidenzia il penalista – quindi, ci faremo valere in Cassazione». 

Le motivazioni



Bisognerà attendere che vengano pubblicate le motivazioni della sentenza e, di conseguenza, il difensore presenterà il ricorso davanti ai giudici della Suprema corte. È passata invece in giudicato la sentenza di condanna di primo grado nei confronti del nipote emessa dal tribunale per i minorenni di Ancona che inflisse al giovane una pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione. Quella sentenza non è mai stata impugnata in Appello e pertanto la condanna nei confronti del ragazzo che nel frattempo è diventato maggiorenne è diventata definitiva.

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