JESI Era già finito al centro di un’inchiesta per violenza sessuale su minore il 33enne jesino arrestato lunedì dai carabinieri di Perugia e relegato ai domiciliari con il braccialetto elettronico con l’accusa di aver abusato di una bimba di 6 anni, in un camping umbro, dove l’uomo - così risulta agli investigatori - avrebbe lavorato per un brevissimo periodo come animatore. Le molestie risalgono allo scorso agosto. Due mesi prima della sentenza di condanna emessa dal collegio penale di Ancona.
Il verdetto
Il 5 ottobre il 33enne, ex maestro delle elementari, è stato condannato a scontare sei anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di una sua ex alunna, che all’epoca dei fatti aveva 7 anni. I giudici hanno riconosciuto il parziale vizio di mente dell’imputato, specificando che un terzo della pena sarebbe dovuto essere scontato in una struttura sanitaria per portare avanti un percorso terapeutico. Dal settembre 2020, il 33enne ha pendente la misura cautelare del divieto di avvicinarsi ai plessi scolastici, pubblici o privati. Già nei mesi precedenti alla decisione del gip, si era autosospeso con una lettera inviata al Ministero dell’Istruzione per i fatti avvenuti nell’ottobre del 2019 in una scuola elementare di Ancona e su cui ha indagato la Squadra Mobile.
Quando i carabinieri di Perugia hanno iniziato gli accertamenti sugli abusi avvenuti nel camping umbro, il processo al tribunale di Ancona era in corso.
I disagi
La procura perugina ha identificato il 33enne come l’animatore del campeggio. Lui aveva detto ai familiari di andare in vacanza per qualche giorno al lago. «La volontà della famiglia - dice il legale - è di farlo curare immediatamente, senza aspettare che la sentenza passi in giudicato. Da una parte ne va della tutela della società, dall’altra del mio assistito». L’ex maestro, già in passato, aveva intrapreso un percorso di sostegno per far scemare i suoi disagi. Che, probabilmente, non sono mai spariti. Martedì mattina, nonostante il provvedimento dei domiciliari, il 33enne è evaso per poi tornare a casa. È stato il papà, appena accortosi della sparizione, a denunciare il fatto ai carabinieri, conscio di una situazione sempre più difficile e delicata e che probabilmente necessita di un intervento determinante dei servizi preposti.