Doveva tutelare l’anziano, invece svuota il conto e sparisce: per l’amministratrice di sostegno condanna confermata

Doveva tutelare l’anziano, invece svuota il conto e sparisce: per l’amministratrice di sostegno condanna confermata
Doveva tutelare l’anziano, invece svuota il conto e sparisce: per l’amministratrice di sostegno condanna confermata
di Luigi Benelli
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Sabato 27 Gennaio 2024, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 15:41

PESARO Prelievi dal conto dell’anziano di cui era amministratrice di sostegno, poi il mancato avviso agli eredi della sua morte e la sua sparizione. La corte d’appello ha praticamente confermato la sentenza di primo grado di condanna nei confronti di una peruviana di 44 anni ritenuta responsabile di peculato negli anni in cui è stata amministratrice di sostegno per un anziano 80enne ricoverato in una struttura sanitaria del Pesarese. I fatti contestati riguardano gli anni 2017-2020 e sono stati scoperti solo in un secondo momento. In pratica l’anziano non aveva figli e gli unici suoi eredi erano quattro nipoti.

Il corto circuito

Nel febbraio del 2020 è iniziato il Covid e proprio durante il lockdown, l’uomo è morto.

Un periodo in cui non si facevano neppure i funerali e le salme venivano traslate direttamente dagli ospedali o camere mortuarie al cimitero. Così c’era stato un corto circuito nella comunicazione e l’amministratrice non aveva avvisato gli eredi della scomparsa del congiunto. Non solo. L’avvocato di parte civile Andrea Paponi, incaricato di tutelare gli eredi aveva effettuato un riepilogo dei movimenti sul conto bancario ed era emerso che in tre anni la signora aveva prelevato somme per un totale di 14.830 euro. Più prelievi in momenti diversi e continuativi.

Di qui è partita la querela e l’indagine ha portato al rinvio a giudizio della donna che ha ricevuto le notifiche ma non si trova e non ha più risposto alle telefonate. Anche il suo avvocato l’ha cercata per poter produrre una corretta difesa, ma lei non si è fatta trovare. Insomma è diventata irreperibile. La corte d’appello d’Ancona ha confermato la condanna nei suoi confronti a 4 anni e 3 mesi, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, confisca e risarcimento al ministero per 14.880 euro. Infine la condanna al risarcimento delle parti civili costituite per 15.000 euro. Di lei però nessuna traccia.

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