PETRIANO «Onorevole Borrelli io so bene cosa si muove dietro i rifiuti, non per niente da vent’anni sono in alcune associazioni che lottano contro la mafia, ho un bene confiscato a Isola del Piano e... va be’. Grazie Borrelli».
Così, al termine della relazione sulla discarica di Riceci, Giuseppe Paolini ha risposto al vicepresidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, Francesco Emilio Borrelli, che gli aveva chiesto se non ritenesse alquanto opaca l’operazione economica per l’acquisto della società Aurora (di proprietà di una novantenne di San Marino) per 25 milioni di euro da parte di Marche Multiservizi e se non credesse che ci sia il tentativo di favorire imprenditori privati con le risorse della multiservizi.
Le domande dei commissari
Il presidente della Provincia di Pesaro Urbino nell’audizione di ieri a palazzo San Macuto ha dato uno scossone alla commissione bicamerale, secondo il suo stile. Subito, il presidente Jacopo Morrone e a ruota altri due commissari hanno chiesto chiarimenti a Paolini, incalzandolo perché riferisse ciò che sa, essendo quella la sede d’inchiesta deputata a procedere, e proponendogli anche l’audizione segreta. Ma, a quel punto, Paolini si è schermito affermando che si riferiva a ciò che si sa degli interessi mafiosi sui rifiuti nella terra dei fuochi e precisando ulteriormente di essersi espresso in termini generici.
Il pastrocchio
Al di là di questo errore di registro («era maliziosa la domanda che mi faceva Borrelli» ha detto Paolini per giustificarsi rispetto a un quesito calzante), la deposizione del presidente della Provincia è stata utile per mostrare a senatori e deputati quale pastrocchio sia il progetto della discarica di Riceci nell’intreccio tra interessi politici, ambientali ed economici, dando risalto in particolare alle contraddizioni istituzionali tra Provincia e Regione.
Contraddicendo appunto quanto dichiarato due settimane prima dall’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi, Paolini ha affermato che la Provincia non ha concesso alcuna proroga per l’istruttoria del progetto e che per tre volte ha chiesto alla Regione come interpretare le norme sulla distanza di un impianto per rifiuti speciali non pericolosi dai centri abitati senza ricevere risposta.
Lo scaricabarile
In commissione è così risultata evidente la commedia degli equivoci (in realtà è un dramma) che si consuma sul territorio di Riceci con il progetto di interrare 5 milioni di metri cubi di rifiuti in 25 anni.
Inoltre, ciò che l'ente pesarese chiede alla Regione è un’interpretazione autentica del piano dei rifiuti votata dal consiglio (peraltro ininfluente sul piano giurisdizionale) mentre è pervenuta solo una nota dei tecnici che dicono chiaramente che il progetto è incompatibile con il piano regionale dei rifiuti. E questa incompatibilità l'ha dichiarata in modo perentorio più volte l'assessore regionale Aguzzi, ribadendola anche davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta, tanto che alla presenza di Paolini è stato suggerito dai commissari di inviare la registrazione dell'audizione di Aguzzi alla conferenza dei servizi della Provincia perché disponga così dell'interpretazione che chiede.
«Ho chiesto le dimissioni di Mazzoli»
Paolini poi ha comunicato di aver chiesto le dimissioni del suo delegato nel cda di Marche Multiservizi, Maurizio Mazzoli, perché non l’aveva informato sull’operazione deliberata dall'azienda, che il presidente della Provincia ha detto di voler impedire per l'impegno morale preso con la popolazione di Petriano, derivante dalla sua storia di promotore della prima esperienza di colture biologiche a Isola del Piano (organizzata dal compianto Gino Girolomoni).
Nessuna rivelazione ha fatto sui contatti avuti in relazione al progetto, limitandosi a dire che il sindaco di Petriano gli aveva riferito in un primo momento di essere favorevole alla discarica. La sua audizione è stata aggiornata a una prossima seduta. La commissione nel frattempo acquisirà una serie di documenti.