Morto a 18 anni per overdose di oppio: chiesto il processo anche per la fidanzata

Morto a 18 anni per overdose di oppio: chiesto il processo anche per la fidanzata
Morto a 18 anni per overdose di oppio: chiesto il processo anche per la fidanzata
di Luigi Benelli
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 02:00

GRADARA - Overdose a Gradara: tre persone finiranno davanti al giudice dell’udienza preliminare per la morte di un 18enne di Casalecchio di Reno. Il pubblico ministero ha chiuso le indagini e ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Passo indietro.

Era l’agosto del 2020 quando il ragazzo, che si trovava a Gradara in vacanza in un appartamento, si era sentito male, accusando un violento collasso. A dare l’allarme, spaventatissima, era stata la sua ragazza, di poco più grande di lui, che si trovava con lui nell’abitazione. 

Corsa all’ospedale

Da qui la corsa in ospedale a Pesaro, al pronto soccorso del San Salvatore ma per il ragazzo, da poco maggiorenne, non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore non ha retto ed è morto senza riprendere conoscenza.
Di qui le indagini dei carabinieri impegnati a ricostruire le varie fasi di quelle ore e delle giornate precedenti, con la procura di Pesaro che ha stretto il cerchio su tre persone: sono il pusher, la stessa fidanzata e il padre del 18enne.

Ma andiamo con ordine. L’accusa per, un 29enne albanese, è quella di aver ceduto 5 grammi di oppio sulla piazza di Bologna al giovane. Di qui la contestazione del reato di omicidio colposo come conseguenza di altro delitto (la cessione). Poi la ragazza della vittima, una pesarese di 21 anni. Per la fidanzata l’accusa è di omicidio colposo nei confronti del ragazzo con cui aveva una relazione sentimentale. 

Salute e tempi

Secondo l’accusa del pm, sapendo che lui fosse assuntore e conoscendone le condizioni di salute, avrebbe acquistato e consumato con lui oppio e marijuana. Ma soprattutto viene accusata di non aver chiesto repentinamente i soccorsi. Di aver in qualche modo atteso perdendo dei minuti preziosi. Una colpa per l’accusa dunque consistita in negligenza, imprudenza e imperizia. 
Qui i tempi sarebbero chiave. Il giovane era in stato di intossicazione già a fine mattinata. Non si risvegliava Tanto che la ragazza avrebbe effettuato delle ricerche sul cellulare rispetto al sonno profondo relativo all’oppio. Ma la chiamata al 118 sarebbe arrivata solo dopo le 16 con qualche ora di ritardo. E qui avrebbe omesso al personale medico l’assunzione di oppio. Il giovane sarebbe poi morto tre ore dopo all’ospedale di Pesaro per insufficienza respiratoria a seguito di assunzione di oppiacei. Infine la procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per un 48enne, padre della vittima, per il reato di spaccio. 

Marijuana terapeutica

Per l’accusa avrebbe ceduto della marijuana per fini terapeutici al figlio, con un principio attivo al 22%. Sostanza consumata assieme alla ragazza del figlio nei giorni prima del suo arrivo a Gradara. Il caso verrà trattato nell’udienza del 10 maggio davanti al Gup. 
In quel contesto si conoscerà se i tre verranno rinviati a giudizio o se procederanno con riti alternativi come patteggiamento o abbreviato. Il giovane albanese è difeso dall’avvocato Alberto Bordoni, mentre il legale Andrea Dionigi assiste la giovane pesarese. 

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