Villetta sotto sequestro a Sant'Angelo in Vado, interviene l'Arcidiocesi: «Segnalato caso di abuso su un minore da parte del sacerdote svizzero». Indagini in corso

Nota di monsignor Salvucci: «Attivate subito le procedure, venga fatta luce sui fatti»

I sigilli alla villetta e il proprietario don Roberto Pellizzari
I sigilli alla villetta e il proprietario don Roberto Pellizzari
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 19:19

«In considerazione delle notizie riportate in questi giorni si comunica che l’arcidiocesi di UrbinoUrbaniaSant’Angelo in Vado è stata raggiunta nei mesi scorsi, tramite lo sportello di ascolto nell’ambito del servizio di tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili, da una segnalazione di un caso di abuso su minore da parte di un sacerdote svizzero temporaneamente residente per motivi personali a Sant’Angelo in Vado». Il caso è quello della villetta (in vendita da 2 anni) di via Piobbichese di proprietà del sacerdote Roberto Pellizzari, 64 annio, sacerdote svizzero e proprietario dell'abitazione sigillata e passata al setaccio per ore, in questi giorni, dalla polizia scientifica. Don Pellizzari esercita il suo magistero nella Missione Cattolica Italiana “Le chaux del Fonds” a Le Locle, cittadina di più di 10mila abitanti nel Canton Neuchâtel.  

«Attivate immediatamente tutte le procedure canoniche»

L’Arcivescovo Sandro Salvucci - rimarca la nota - ha attivato immediatamente tutte le procedure canoniche previste in questi casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al Dicastero per la Dottrina della Fede e ha contattato il Vescovo svizzero di Losanna, Ginevra, Friburgo. «La nostra diocesi ha compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione vigente, in piena sintonia con il Dicastero per la Dottrina della Fede e con l'Autorità Giudiziaria civile.

Si ribadisce che tali atti sono coperti dal segreto d’ufficio in considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione di innocenza fino a prova contraria».

«Venga stabilità la verità: condanniamo fermamente ogni forma di abuso»

L’Arcivescovo e la Chiesa di Urbino - si sottolinea nella nota dell' Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali - condannano fermamente ogni forma di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla presunta vittima.

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