Il sondaggio: centrodestra in fuga
L'esperto: «Addio alla Regione rossa»

Il sondaggio: centrodestra in fuga L'esperto: «Addio alla Regione rossa»
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Martedì 13 Febbraio 2018, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 16:29
Dopo lo choc, le polemiche e i cortei, adesso ci sono anche i numeri. L’impatto del caso Macerata che in dieci giorni consegna alle cronache l’omicidio (presunto) per mano di un branco nigeriano di una ragazza poi fatta a pezzi e nascosta in due trolley più il raid xenofobo a colpi di pistola di un giustiziere nazi-leghista, l’impatto - dicevamo - sulla campagna elettorale adesso si può misurare.



Il perimetro registrato
A dare i contorni ci pensano Euromedia research e Alessandra Ghisleri, sondaggista regina dell’orizzonte nazionale che ha accolto l’invito del Corriere Adriatico a studiare la regione Marche in prospettiva voto a un mese dalle Politiche. E allora eccoli i numeri: il Pd flette fino al 24,6 (coalizione al 27,9; Leu da fuori sta a guardare con il 4,6); i grillini difendono l’exploit del 2013 (ma non guadagnano) restando prima forza politica della regione al 31,2% mentre è evidente il colpo d’ala del centrodestra che dal 30,5% di cinque anni fa balza al 34,7%. Perché Alessandra Ghisleri? «Perché siamo arrivati nei giorni caldi dopo i fatti di Macerata, tutto parte da qui. Con le Marche al centro del dibattito nazionale, c’è un flusso molto forte a favore dei partiti che si occupano più dei temi della sicurezza e dell’immigrazione».



Il dato emblematico
È emblematico, sottolinea l’esperta, «che, nel percepito, un elettore su tre del Pd dica che vincerà il centrodestra. A testimonianza del fatto che non sente nella sua regione un partito che morde». Su queste previsioni di voto pende comunque un asterisco di Damocle, secondo l’esperta. «Si tratta di dati che potrebbero essere differenti da quelli che avremo tra 20 giorni». Troppa la labilità delle attuali intenzioni dei voto. Secondo i rilievi di Euromedia c’è ancora un esercito di indecisi nella nostra regione: almeno uno su tre. La vera, prima forzaÈ. Ed è una quota che può spostare, di molto, gli equilibri. «Interessante - puntualizza Ghisleri - il fatto che nella settimana di rilevamento la quota di potenziali astenuti che appartiene al Pd, fatto 100 il campione, è di 15 persone. Traduco con i numeri in relativo: se nel 2013, il voto del Pd era intorno al 30%, quel 5,2 di indecisi di oggi se decidessero di andare a votare, porterebbero il partito sui livelli di 5 anni fa».

L'ESPERTO

Carlo Carboni insegna sociologia economica alla Facoltà di Economia della Politecnica delle Marche. Editorialista del Sole24Ore Ha scritto numerosi saggi di sociologia con un occhio sempre attento sulle questioni marchigiane. «L’importante è che si parli di Marche in questa campagna elettorale politica. Della necessità di reinventarle. Magari così facendo si recupera un po’ di passione», dice.
 



A oggi, astenuti e indecisi (il 33,6%) sono la prima forza in termini d’intenzione di voto nelle Marche. Probabilmente gli scostamenti più rilevanti dai risultati del sondaggio del Corriere Adriatico saranno possibili grazie all’aumento o alla riduzione di quest’area di non voto e d’indecisione. La sua ampiezza è conduttrice d’incertezza e anche i risultati del sondaggio vanno presi con le dovute cautele.



Il Pd perde la supremazia
Tuttavia, il sondaggio sottolinea che, secondo le attuali intenzioni di voto, il centrodestra recupererebbe ampiamente lo scivolone delle elezioni europee e sarebbe con una nettezza il primo schieramento anche nelle Marche. Il M5S, primo partito (lo era già per un soffio nel 2013), è dato quasi 6 punti sopra il Pd, che, con il suo centro sinistra ristretto, perderà, dopo vent’anni, la supremazia sull’orientamento politico regionale. Qualcuno sostiene che il Pd perde a causa di Leu e di una scellerata scissione, ma il sondaggio indica tanti astenuti e indecisi tra gli ex-elettori di centrosinistra, senza lineetta. L’astensione, almeno in questa regione, colpisce maggiormente il centrosinistra e il Pd in particolare. In questo modo, due dei risultati che il sondaggio indica con chiarezza - l’avanzata astensionista e l’arretramento del centro sinistra - sono tra loro imparentati e, tutto sommato, costituiscono il vero rebus che queste elezioni dovranno risolvere in un modo o nell’altro. Se l’area dell’indecisione e dell’astensione si asciugherà è probabile un miglior risultato del centrosinistra. La campagna elettorale tuttavia è ancora in corso e quest’area potrebbe addirittura sorprendere e, al contrario, aumentare.



L’indicazione
Si tratta, comunque, di un’indicazione tanto provvisoria quanto eloquente per chi ha governato Italia e Regione in questi anni. Il calo del Pd regionale negli anni è molto peggiore se si considera il numero degli elettori. E’ però un calo inevitabile per una forza politica che ha governato durante una crisi economica micidiale, seguita dal terremoto perpetuo. E’ stato un periodo in cui i marchigiani hanno rimproverato alle proprie élite politiche, innanzitutto quelle di governo, di non averli abbastanza protetti dai due eventi economico-finanziario e geologico. Infine, in questi giorni il terrore e le tensioni di Macerata in cui si è ri-materializzato lo spauracchio fascista che ritenevamo sepolto (oggi Casa Pound è data attorno all’1%).

Addio regione-rossa
Questi eventi e la loro gestione hanno eroso la tradizionale egemonia democrat. A stare al sondaggio, le Marche, dopo queste elezioni, diranno addio alla loro appartenenza alle regioni-rosse. Tornano, in un certo senso, al vecchio copione di regione plurima, anche sul piano più prettamente politico, con un sud orientato più al centrodestra e un nord più propenso al centrosinistra e alla grande mamma Emilia-Romagna. 
La differenza è che, nel frattempo, il primo partito diventerà con ogni probabilità largamente il M5S che, se non trova un alleato, forse lo dovrebbe inventare, se vorrà governare. Anche perché non sembra più in grado di parare e d’intercettare il crescente flusso verso l’astensionismo. Tra protesta pentastellata, exit d’astensione e altre minoranze radicali, il fronte del malumore e del distacco è enormemente aumentato nel decennio in corso, in cui le Marche, non a caso, hanno perso terreno e si stanno staccando dalla piattaforma continentale di sviluppo. 

Visione condivisa
Un momento storico delicato, in cui occorrerebbe una visione condivisa dalla cittadinanza e da un ampio arco di forze politiche per tirarsi fuori dalle difficoltà che si sono abbattute negli anni. Invece la politica continua a parlarci di tripolarismo, di divisioni paralizzanti che non portano a posizioni costruttive. L’importante perciò è che si parli anche di Marche in questa campagna elettorale politica. Della necessità di reinventarle. Magari così facendo si recupera un po’ di passione e si scioglie qualche indecisione o rassegnazione.

 
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