Confronto Acquaroli-Bocchini: «Sì agli istituti del territorio». «No, basta soldi dagli amici»

Confronto Acquaroli-Bocchini: «Sì agli istituti del territorio». «No, basta soldi dagli amici»
Confronto Acquaroli-Bocchini: «Sì agli istituti del territorio». «No, basta soldi dagli amici»
di Martina Marinangeli
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Sabato 20 Aprile 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 11:15

JESI Il governatore Francesco Acquaroli non molla la presa. Anzi, rincara la dose e tiene il punto. La banca del territorio serve per ricreare un clima di fiducia nel sistema produttivo, ha ribadito anche ieri a Jesi al convegno per gli 80 anni di Confindustria Ancona. Ma non ha usato le stesse note acute intonate a fine febbraio, quando durante un convegno sul credito in Regione, disse «siamo orfani di Banca Marche, sentiamo la differenza rispetto a quando c’era una banca forte del territorio». Smussa gli angoli, ma non arretra: «Nei giorni seguenti al mio intervento ho avuto tanti riscontri da parte del territorio rispetto ad un’esigenza di liquidità da parte delle nostre imprese».

La tesi del governatore

Snocciola i corollari al teorema: «Le aziende sane, che hanno voglia di crescere, devono avere risposte rapide.

Mi ha chiamato qualche istituto di credito dicendo di essere a disposizione e di voler collaborare con il territorio: insomma, il mio appello è stato raccolto. Alcuni imprenditori del territorio ci raccontano di una certa rigidità nell’approccio del sistema bancario alle nostre aziende. Rigidità che genera sfiducia e distanza. Questo è il sentiment che abbiamo raccolto».

Procede con gli amarcord il numero uno di Palazzo Raffaello, riavvolgendo il nastro per tornare ai tempi di Banca Marche e degli istituti di credito del territorio: «Eravamo abituati troppo bene ad avere delle risposte di prossimità. Ora le regole e i tempi sono cambiati, ma se c’è volontà di mettersi intorno ad un tavolo e di condividere un percorso, tante difficoltà si risolvono». Un nuovo appello al mondo bancario per instaurare un dialogo che vada oltre le dimensioni. Ma a intonare il controcanto dei tempi moderni ci pensa Pierluigi Bocchini, presidente di Confindustria Ancona che gela Acquaroli: «Cosa cerchiamo noi imprenditori dalle banche: relazioni o risposte? Risposte. Le relazioni le cerchiamo negli amici, non nelle banche», tranchant. E ancora: «Abbiamo bisogno di una dimensione che consenta al nostro sistema produttivo di non alzarsi la mattina con una banca risolta perché non c’era più il capitale. E abbiamo bisogno di velocità nelle risposte, non della telefonata del direttore della banca per un fido. Se il fido non ce lo meritiamo, è giusto che non ci venga dato. Perché il credito a chi non lo merita è ciò che ha portato alla risoluzione delle banche».

Il passato e il futuro

I bei tempi andati sono andati, non esistono più. E, secondo Bocchini, forse è giusto così. «Come imprenditori dobbiamo avere l’ossessione della crescita e se vogliamo diventare aziende in grado di competere sui mercati mondiali, dobbiamo sceglierci partner grandi e importanti che ci accompagnino».

Una mano tesa che per i più piccoli arriva invece anche dalla Regione. «Con la programmazione europea abbiamo destinato 90 milioni di euro per l’accesso al credito - ha ricordato Acquaroli nel suo intervento - e il primo provvedimento da 20 milioni varato nelle scorse settimane è stato polverizzato in pochi giorni. Questo dato ci fa capire bene quali siano le reali esigenze delle imprese. Il denaro è fondamentale. Il tema della competitività del sistema passa anche per la possibilità di avere a disposizione le risorse per potersi rinnovare, essere competitivi e progettare un futuro a tutti i livelli».

Va al nocciolo Acquaroli: «È nostro dovere essere vicini alle imprese e cercare di trovare le migliori strategie possibili. Serve un dialogo tra gli istituti bancari e le Pmi perché c’è un senso di distanza». Il sentiment di cui sopra. Gli fa sponda il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, ricordando la contrazione del credito all’impresa negli ultimi anni: «E il trend è proseguito anche nei primi mesi del 2024, con un -2,6% a marzo e -2,5% a febbraio». Serve liquidità, e su queso sono tutti d’accordo. Su come iniettarla nelle imprese marchigiane, però, si va in ordine sparso.

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