ANCONA Il tragico destino di Giulia Cecchettin, la studentessa veneta di 22 anni ritrovata morta in un canale nei pressi del lago di Barcis, ha tenuto con il fiato sospeso tutta l’Italia e anche le Marche: da sabato – giorno della scomparsa della ragazza, prelevata dal suo ex Filippo Turretta a bordo di una Punto nera – l’attenzione e le preghiere sono state tutte rivolte a questa ragazza diventata in un attimo la figlia di tutte le mamme e i papà, la sorella che tutti avrebbero voluto proteggere, l’amica del cuore che nessuno avrebbe voluto perdere in una maniera così atroce. Il ritrovamento del suo corpo ha gettato nello sconforto quanti, in tutti questi giorni, hanno seguito con apprensione la vicenda e le indagini frenetiche che si sono susseguite nella speranza che l’epilogo potesse essere diverso. Ma non è stato così.
La storia che si ripete
Giulia è l’ennesima vittima di femminicidio, l’ultimo nome scritto con il sangue nell’elenco delle donne uccise con ferocia da chi un tempo le aveva amate.
L'elenco nero
Concetta Marruocco, invece, di figli ne aveva tre ed è stata massacrata in ottobre dall’ex marito Franco Panarielloche aveva denunciato per violenza e maltrattamenti e che era già finito sotto processo. L’uomo, 55 anni, l’ha uccisa senza pietà, davanti alla figlia 16enne che si trovava in camera da letto. Il 25 febbraio, invece, Giuseppina Traini di 85 anni, è stata trovata morta in casa colpita da alcune coltellate. A colpirla a morte il marito, Giovanni Petrini, classe 1934, con cui la donna viveva a Coapodarco di Fermo. Una sequenza di violenza e rabbia che dal 2017 ad oggi ha segnato il destino di 22 donne nella nostra regione con una media di tre femminicidi all’anno. In questi giorni in cui si piange per la tragica fine di Giulia Cecchettin, vogliamo ricordare le donne che nelle Marche sono state vittime della violenza degli uomini in una mattanza che sembra non avere fine. Anzi.
I numeri
Il Rapporto sulla violenza di genere nelle Marche, che oggi viene presentato in Consiglio regionale, registra come nel 2022 si siano rivolte ai Centri antiviolenza 705 donne, 42 in più rispetto alle 663 del 2021. Il trend nell’ultimo decennio mostra un aumento costante: dal 2012 al 2021 gli accessi sono più che raddoppiati. Ma chi sono le vittime? Il 75% delle donne che si rivolge ai Cav ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni, è di nazionalità italiana (nel 71% dei casi) ha un lavoro ed è spostata nel 40,3% dei casi, «dato che conferma come il fenomeno insista significativamente sulla sfera domestica», spiega il dossier.
E più della metà ha figli minorenni. Quanto agli autori delle violenze, sono principalmente i coniugi, con un totale di 326 casi su 874 (il 37,3%). «Ancora una evidenza - prosegue il Rapporto - a conferma della caratteristica domestica della violenza contro le donne, che prolifera proprio nelle relazioni più intime». Si tratta per lo più di italiani tra i 40 e i 59 anni con un’occupazione stabile. Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: che sia un monito e non una semplice ricorrenza.