Rapina nella villa del primario
Caccia al commando armato

Rapina nella villa del primario Caccia al commando armato
di Roberto Scorcella
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Giovedì 26 Marzo 2015, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 11:07

SAN SEVERINO - Un commando armato ha seminato il terrore nel casale “Le Toppe”.

Si tratta della villa dove risiede con la famiglia il noto medico Angelo Mantovani, primario del reparto di Ginecologia dell’ospedale di San Severino in quello che sembrava un tranquillo martedì sera, uno come tanti altri che, invece, si è trasformato in un incubo fra schiaffi, urla e minacce.

L’assalto è arrivato intorno alle 19 e 20 di mercoledì sera ed è stato messo a segno da tre banditi armati di lunghi coltelli, spranghe e piedi di porco, con i volti travisati da passamontagna e con un marcato accento dell’Est Europa.

In quel momento in casa c’erano cinque persone, tre donne e due bambini, mentre il medico era ancora impegnato con il lavoro in ambulatorio. Il blitz è durato quasi due ore: momenti interminabili per la moglie del professionista Valeria di 65 anni, la sorella Maria di 74 anni e la figlia Maria Paola di 40 anni con i suoi due bambini, uno di tre anni e l’altro nato appena nove giorni fa.

La figlia di Mantovani vive a Pescara, ma era tornata da qualche settimana a San Severino proprio per farsi assistere dal padre nel parto. È stata lei a pregare i banditi di non far loro del male, terrorizzata per i suoi due bambini al punto di accusare anche un lieve malore.

I malviventi sono spuntati all’improvviso.

La signora Valeria e sua sorella Maria stavano preparando la cena, in attesa del rientro del dottor Angelo, mentre la signora Maria Paola stava allattando il neonato. Niente lasciava presagire quanto sarebbe accaduto di lì a pochi secondi.

Piombato nell’abitazione del medico, una villa piuttosto isolata nella frazione di Pitino, il commando ha sequestrato le cinque persone presenti in casa alla ricerca della cassaforte. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Tolentino e della Stazione di San Severino, i rapinatori hanno scavalcato la recinzione della villa e per entrare avrebbero approfittato del fatto che le chiavi fossero state lasciate sulla toppa: una disattenzione che, se confermata, probabilmente ha solo agevolato il compito dei banditi facendo guadagnare loro tempo.

Una volta dentro, fra il comprensibile spavento delle donne presenti, i malviventi, che indossavano tutti una tuta nera e avevano le mani coperte da guanti per evitare di lasciare impronte, hanno minacciato la padrona di casa col coltello e l’hanno costretta ad aprire la cassaforte, da dove hanno prelevato circa 1.500 euro in contanti e diversi preziosi, per lo più anelli, del valore di svariate migliaia di euro.

Quando si sono resi conto che non c’era altro da razziare, hanno rinchiuso le vittime in un bagno e sono scappati. Durante quei drammatici momenti, la moglie di Mantovani è stata anche schiaffeggiata da uno dei banditi, un omone alto più di un metro e novanta probabilmente a capo del commando, per indurla a dire dove si trovasse la cassaforte: una sorta di avvertimento per far capire che con loro non si scherzava.

La signora Valeria è stata poi medicata al pronto soccorso per le lesioni riportate al volto. Questo sarebbe stato comunque l’unico episodio di violenza messo in atto dai malviventi che, oltre al coltello, erano armati anche di una spranga e di un piede di porco.

A liberare le cinque donne dal bagno è stato proprio Angelo Mantovani quando, intorno alle 21, ha fatto rientro a casa. L’uomo ha trovato i congiunti prigionieri in bagno. I rapinatori li avevano chiusi dentro, dopo aver tolto loro i telefonini, per guadagnare tempo durante la fuga. Immediatamente sono stati chiamati i carabinieri che hanno raccolto le testimonianze delle vittime e hanno aperto le indagini che, però, fino a ieri sera non avevano dato frutti.

L’abitazione di Mantovani sorge in una zona isolata, in linea d’aria sotto la torre civica dell’antico borgo medievale, e i tre rapinatori - molto probabilmente un quarto era ad attenderli di fuori - non hanno incontrato alcuna difficoltà nell’entrare in casa.

La banda, che ha agito ed era vestita come un gruppo paramilitare, aveva studiato le abitudini della famiglia Mantovani perché s’è mossa con molta sicurezza, certa di non essere scoperta. E quella di San Severino potrebbe non essere la prima rapina che questi stessi soggetti hanno messo a segno.

Ancora sotto choc il padre dei due bambini, Alessandro Arienzo, che è stato avvertito di quanto era accaduto solo dopo il sequestro. “Mia moglie è molto turbata, spaventatissima - ha detto - perché se li è visti improvvisamente dentro casa mentre stava allattando mio figlio neonato. È stato un brutto colpo. I rapinatori hanno colpito solo mia suocera che, per fortuna, non ha riportato grosse lesioni”.

Quella di San Severino, comunque, non è la prima rapina in villa messa a segno in provincia. A metà novembre dell’anno scorso i malviventi avevano assaltato l’abitazione di un geometra in contrada Renacavata di Camerino. Diversi i punti in comune con quanto successo martedì sera: la presenza di persone in casa (a Camerino c’erano oltre al geometra, la moglie e il figlio di 4 anni), l’accento straniero dei malviventi e l’orario del colpo, sempre poco prima dell’ora di cena.

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