Fabiana Screpante, presidente ordine avvocati: «Adolescenza di corsa fra pattini e motorino»

Fabiana Screpante, presidente ordine avvocati: «Adolescenza di corsa fra pattini e motorino»
Fabiana Screpante, presidente ordine avvocati: «Adolescenza di corsa fra pattini e motorino»
di Valentina Berdozzi
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Domenica 28 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:04

La tazzina calda, un cucchiaino di zucchero se piace, una mescolata energica e un sorso che rimette al mondo. In pochi istanti, il caffè è servito, piccola parentesi che spezza la routine e, nella corsa, rimette in pista anche quei momenti passati che dalla tazzina traboccano e finiscono per colorare il volto con un sorriso. Nel caffè dell'avvocato Fabiana Screpante, dal 2023 presidente dell'Ordine degli avvocati di Fermo, a quello della caffeina si mescola il sapore dei ricordi di quando, dietro al bancone, c'era lei: capelli corti, entusiasmo da vendere e la manualità di una che dietro al bancone c'è praticamente nata, figlia di babbo Ennio e del bar e tabacchi aperto a Capparuccia nel cuore degli anni Settanta.

«Sono nata a Fermo e qui ho vissuto i primi cinque anni di vita - comincia -. Di quegli anni ho pochi ricordi: l'asilo dalle suore; il tempo che trascorrevo con la proprietaria di casa, la signora Licia, mentre i miei non c'erano; mia mamma Sandra, allora 19enne, che frequentava la scuola per infermieri ed era sempre, costantemente, di corsa. Una parentesi brevissima, perché dalle elementari in poi la vita mia e della mia famiglia si è svolta tra Grottazzolina, dove abitavamo, e Cappuruccia, dove babbo Ennio aprì il suo bar e dove sono venuta grande, nella ricchezza insospettabile delle belle esperienze fatte e delle persone dal cuore d’oro incontrate».

La bevanda

Un piccolo sorso, per abituare lingua e papille gustative al sapore; poi una boccata più decisa, perché la memoria procede a piccoli passi e brevi momenti. Fabiana non ha dubbi: tra le persone dal cuore grande che hanno sorretto la sua infanzia c’è lei, la maestra Elena, conosciuta da tutti come Lilli: «Una donna dinamica, coinvolgente, che sapeva creare gruppo e atmosfera - ricorda - con lei, in una frazione di un piccolo paese di provincia, noi giovani abbiamo avuto l’opportunità preziosissima di fare esperienza, di imparare, di crescere attraverso gli spettacoli teatrali e le commedie che portavamo in scena e preparavamo passo per passo; siamo venuti su mettendoci continuamente in gioco nei concorsi e nelle gare di ogni tipo cui ci spronava a partecipare. Ci ha riempito i pomeriggi, cosi come i momenti liberi, il cuore e la mente di bellezza e opportunità.

E di sogni, come quello di fare la presentatrice, maturato proprio in quegli anni e durante gli spettacoli che mettevamo in piedi con il suo aiuto. Grazie a Lilli e a don Nicola Morici, il parroco di Ponzano e della parrocchia di Capparuccia, altro forte pilastro della mia gioventù, crescere è stato un bellissimo gioco da ragazzi». La memoria scivola veloce. Sembrano indossarli i ricordi quei pattini che, «dagli otto ai dodici o tredici anni sono stati le mie ali della libertà - ride - con le mie amiche Mary e Romina con i pattini abbiamo letteralmente macinato chilometri, indossandoli anche per brevi spostamenti. Con loro ai piedi andavo ovunque, innamorata pazza del senso di libertà che mi regalava il vento che mi carezzava i capelli volutamente corti, perché mamma non aveva tempo per pettinarmeli e acconciarmeli a dovere». Compagni preziosi e insostituibili, con i 14 anni il senso di libertà di Fabiana ha preso altre strade ed altri mezzi, «lasciandomi però la stessa avventurosa di sempre», tiene a precisare. Il compare di tante peripezie divenne così il suo Piaggio Si, il motorino fiammante delle prime corse al mare, delle vasche in piazza a Fermo e delle uscite con le amiche.

La sorte

«Anche a lui è toccata la stessa sorte dei pattini, ovvero quella di essermi al fianco in lunghe cavalcate e in momenti a dir poco epici, di cui non sempre i miei genitori erano al corrente». La più memorabile delle uscite? «Una volta, io e una mia amica abbiamo marinato la scuola e siamo andate al mare, immancabilmente a bordo del nostro scudiero. Giusto due o tre ore: il rientro era calcolato in tempo per il suono dell’ultima campanella. Peccato, però, che al momento di ripartire, la chiave con cui avevo chiuso attorno allo sterzo una catena a mo di antifurto, non si trovava. Fummo letteralmente assalite dal panico. Ci salvò un signore che passò di lì con un camioncino: lo pregammo e alla fine ci fece salire, caricò il motorino sul retro del mezzo e ci portò dal meccanico che ripristinò lo sterzo. Il tutto in tempo per l’ora dell’uscita da scuola: un vero miracolo».

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