FERMO - Calzaturieri in ferie con l’incubo dipendenti. Il corteggiamento delle griffe nei confronti di chi già lavora in un calzaturificio è sempre più serrato, non solo per i ruoli chiave e non solo strettamente nell’ambito della produzione.
Ma il problema principale è che le difficoltà per sostituire l’eventuale partenza di una figura competente ed esperta sono enormi e sembrano aumentare sempre di più. Gli esperti sono praticamente introvabili sul mercato del lavoro. Ed è molto difficile anche reclutare giovani privi di esperienza e competenza. Soprattutto nel periodo estivo, quando la concorrenza delle offerte del settore del turismo e della ristorazione provenienti dalla costa aumentano. Settembre diventa così un mese spartiacque per la calzatura fermana tra Micam, il via di una nuova campagna vendite e corsi di formazione in partenza.
La pressione
Continua a farsi sentire la pressione delle griffe sul mondo del lavoro. L’ultimo caso riguarda una grande azienda del lusso che ha attirato a suon di offerte un dipendente in forza presso un’impresa fermana che si occupa di macchinari (utilizzati anche nella produzione di scarpe e borse). E secondo le informazioni raccolte, questa sarebbe stata la quarta occasione nel giro di due anni in cui lo stesso marchio del lusso “attinge” alla medesima azienda fermana, causandole non pochi problemi. Tant’è che pur di non restare sguarnita di tecnici e per evitare altre dolorose fuoriuscite, l’impresa ha deciso di ritoccare lo stipendio per mettere i tappi alle orecchie agli altri dipendenti e non far ascoltare loro le sirene delle griffe del lusso.
Non è certo il primo e l’unico caso del genere nel distretto marchigiano.
Imprese locali in difficoltà
La fuoriuscita di dipendenti attratti dalle condizioni e dal welfare delle griffe rappresenta una grana in più per le imprese locali, già alle prese con un difficile ricambio generazionale e, se subfornitori del lusso, già con l’esigenza di aumentare il numero dei dipendenti per poter accrescere la produzione. L’estrema difficoltà di trovare giovani disposti a lavorare in fabbrica provoca un corto circuito che, ad oggi, è la principale questione da risolvere del distretto fermano-maceratese. «Abbiamo bisogno di manodopera il più possibile qualificata» ha sempre ribadito lo stesso Fenni. Dove trovarla? Già scovare un giovane completamente digiuno di competenze ma disposto a formarsi in azienda sembra un mezzo miracolo.
Inoltre, i corsi di formazione che sono stati presentati, e quelli che arriveranno dopo l’estate, stanno incontrando delle difficoltà ad essere avviati poiché risulta complicato attirare giovani e raggiungere il numero minimi di iscritti. Ad oggi anche i due corsi di Confindustria Fermo per 15 orlatrici e per 15 addetti al finissaggio non hanno raggiunto il quorum. La speranza è che le iscrizioni mancanti arrivino a settembre.