Dal mare che abbiamo al mare che vogliamo

Dal mare che abbiamo
al mare che vogliamo

di Francesco Regoli
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 06:45

Nel dicembre 2017, le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo dal 2021 al 2030 come il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile, un’opportunità unica per indirizzare la ricerca scientifica e per sviluppare una maggior consapevolezza pubblica sull’importanza del mare. Obiettivo è creare un grande network tra scienziati, istituzioni, responsabili politici, imprese e società civile in cui tutti dovranno collaborare, mettere le loro esperienze e le loro idee per creare soluzioni concrete: attraverso questa sinergia sarà possibile connettere le scienze del mare alle esigenze, alle aspettative e al benessere della società. La Decade degli Oceani ruota attorno a 10 sfide in 10 anni, e a sette risultati da ottenere per passare dal “mare che abbiamo” al “mare che vogliamo”. Il primo risultato da raggiungere è quello di un mare pulito dove le fonti di inquinamento vengono identificate, ridotte o eliminate: gli effetti di un'ampia varietà di inquinanti e rifiuti marini mettono in pericolo gli ecosistemi, la salute umana e le risorse naturali ed è essenziale aumentare le nostre conoscenze per eliminare l'inquinamento alla fonte, mitigare le attività dannose e contribuire alla transizione della società verso un'economia circolare. Per gestire gli ecosistemi marini e costieri in modo sostenibile, per proteggerli o ripristinarli, dobbiamo inoltre riuscire a comprendere come rispondono al degrado, ai molti fattori di stress locali e agli effetti globali del cambiamento climatico: solo così potremo attuare quelle azioni per rendere il mare resiliente, evitando situazioni di non ritorno e garantendo che gli ecosistemi continuino a fornire i loro servizi per la salute e il benessere della società. La Decade degli Oceani mira anche ad avere un mare produttivo ma senza uno sfruttamento insostenibile delle risorse, e assicurando invece lo sviluppo armonico di un’economia blu: nuove conoscenze e strumenti dovranno essere acquisiti per sostenere il recupero degli stock con pratiche di pesca e acquacoltura sostenibili, ma anche per fornire supporto e guidare un'ampia gamma di beni e servizi legati all'energia, il turismo, i trasporti e le biotecnologie marine per citarne alcuni. Tra i sette risultati da ottenere durante il decennio vi sono una maggior comprensione e capacità di prevedere e gestire i mutamenti delle condizioni marine, avere un mare sicuro dove la vita e i beni sono protetti dai rischi meteorologici, geofisici, e dai molti altri causati dall'uomo, avere inoltre un accesso libero ai dati, alle informazioni, alle tecnologie e alle innovazioni disponibili: questi risultati sono tra loro strettamente connessi, considerando che i cambiamenti delle dinamiche marine sono ancora poco prevedibili, che la frequenza e l’intensità di fenomeni estremi hanno sempre più spesso effetti devastanti sulle comunità, sugli ecosistemi e sulle economie costiere. Ultimo dei sette risultati da ottenere, ma non ultimo per importanza, il mare deve essere fonte di ispirazione e di coinvolgimento e per questo è necessario un profondo cambiamento nel rapporto tra la società e il mare. Approcci basati sulla diffusione della cultura marina, strumenti educativi e azioni di sensibilizzazione mirate potranno generare una più ampia comprensione dei valori ambientali, economici, sociali e culturali del mare e della moltitudine di benefici ad esso associati.

Uno delle iniziative strutturate all’interno della Decade degli Oceani è Ocean Cities (OC-NET), una rete internazionale di città costiere impegnate per creare una “permeabilità” tra ambiente urbano e ambiente marino fissando il confine della città ben oltre la linea di costa. OC-NET vuole valorizzare le conoscenze scientifiche e la presenza di enti di ricerca per sviluppare sinergie sempre più strette con le amministrazioni e incidere sull'evoluzione sostenibile della città costiere. In questo senso il mare deve tornare ad essere un elemento imprescindibile ed integrato nella vita quotidiana dei cittadini, ed un asse centrale nelle operazioni e nelle attività di pianificazione urbana, portuale e costiera in senso più ampio. La scienza può aiutare a implementare questa "dimensione mare", troppo spesso trascurata, partendo da esempi virtuosi a livello locale da trasferire ad una rete sempre più ampia di città e comunità costiere, consapevoli dell’importanza di considerare ambiente urbano e ambiente marino come un unico sistema. Il programma OC-NET ha una distribuzione globale e con la sua rete copre tutti gli oceani e i principali mari del mondo. Tra le città di OC-NET figura anche Ancona che con l’Università Politecnica delle Marche coordina il Segretariato Mediterraneo insieme a Genova e Barcellona. La città di Ancona rappresenta un modello ideale nella visione generale degli obiettivi della Decade degli Oceani, perché presenta tre caratteristiche importanti che sono la presenza di importanti centri di ricerca, un forte identità marina della città ed una economia intimamente connessa al mare. In questa dimensione, Università e CNR hanno le conoscenze e gli strumenti per evidenziare attraverso quali fattori la città possa rappresentare una fonte di stress per l’ambiente marino, ma possono anche mettere in luce potenzialità di sviluppo, innovazione e cambiamenti come volano di un mare urbano più sostenibile. Un mare che ad Ancona è già parte integrante della identità della città e dei suoi cittadini, rappresentando un elemento centrale della loro cultura; offre inoltre diversificate opportunità di crescita blu a molti settori produttivi in cui la dimensione economica e quella della tutela dell’ambiente naturale non rappresentano elementi di conflittualità ma piuttosto di integrazione. E non è un caso che le molteplici connessioni tra sistema mare e ambiente urbano saranno discusse proprio ad Ancona il prossimo 15 febbraio, quando scienza politica e società si incontreranno in occasione del Workshop “Il mare nelle città”. Impegniamoci tutti affinché il futuro che vorremmo lungo le nostre coste e nella nostra città non sia poi così lontano.

*Direttore Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente Università Politecnica delle Marche

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