Acqua, servono 50 miliardi per rilanciare la rete idrica: investimenti raddoppiati, ma le perdite restano tra le più alte in Ue

Gli operatori: è ora di una riforma del sistema per sostenere il Pil del Paese

Acqua, servono 50 miliardi per rilanciare la rete idrica: investimenti raddoppiati, ma le perdite restano tra le più alte in Ue
Acqua, servono 50 miliardi per rilanciare la rete idrica: investimenti raddoppiati, ma le perdite restano tra le più alte in Ue
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Giovedì 21 Marzo 2024, 22:32

Troppa acqua va ancora sprecata in Italia, nonostante gli investimenti raddoppiati del comparto. E ora lo scenario fosco all’orizzonte legalo all’effetto dei cambiamenti climatici, tra siccità e alluvioni, insieme a una domanda in costante crescita rendono la svolta sempre più obbligata. Serve una riforma del settore, tra il consolidamento che ne riduca la frammentazione e un nuovo approccio all’utilizzo, dicono gli operatori riuniti ieri alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua in occasione della presentazione del Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 «Valore Acqua per l’Italia» di The European House - Ambrosetti. Una sfida così importante impone un’accelerazione sull’efficienza e in particolare l’utilizzo di una leva come quella del riuso per supportare lo sviluppo del Paese. «Ci vorrebbero investimenti per 50 miliardi per avere un sistema idrico efficiente», a sentire il vicedirettore generale corporate di Acea, Pier Francesco Ragni.

RISORSA SEMPRE PIÙ SCARSA
Ma partiamo dagli ultimi numeri per capire fin dove arriva l’allarme. Molta strada è stata fatta se gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico hanno raggiunto i 64 euro annui per abitante nel 2022, con una crescita del 94% guadagnata in dieci anni (dai circa 33 euro per abitante) che avvicina i valori alla media Ue degli ultimi cinque anni (pari a 82 euro per abitante).

Ma molta strada è ancora da fare, certifica lo stesso Blue Book (realizzato in collaborazione con Istat, Enea, ANBI e le sette Autorità di Bacino dei Distretti Idrografici), visto che la rete del nostro Paese, vecchia di oltre 30 anni, fa ancora un pò acqua da tutte le parti con perdite pari a circa il 42% (contro il 25% della media Ue), il doppio della Francia e della Spagna, e lontano anni luce dalla Germania dove le perdite sono limitate al 6%. Non solo. Nonostante negli ultimi anni le tariffe del servizio idrico siano aumentate di circa il 5% annuo, quelle italiane restano tra le più basse d’Europa. valgono la metà di quelle francesi, solo per fare un esempio. Con il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa in Italia arrivano fino a circa 4 miliardi l’anno, a fronte di un fabbisogno per il settore stimato in almeno 6 miliardi annui.

Un gap colmato per un miliardo all’anno, nei prossimi due, dagli aiuti arrivati dal Pnrr. Senza contare che permane anche un profondo divario in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”, diffuse soprattutto nel Meridione (qui gli vestimenti medi si sono attestati su 11 euro per abitante).

EFFICIENZA E TECNOLOGIA
Non è però solo una questione di risorse. «Il riuso è diventato imprescindibile per una risorsa fondamentale» che vale un quinto del Pil italiano e che arriva al 40% se aggiungiamo l’economia del mare, ha sottolineato il vicedirettore generale Ragni. «Gli effetti dei cambiamenti climatici sono preoccupanti», ha aggiunto. E questo «comporta che sta cambiando la disponibilità dell’acqua in termini di distribuzione e quantità, ma anche di qualità». Inoltre, basta pensare all’applicazione dell’Intelligenza artificiale nell’industria per capire l’incremento della domanda potenziale. «Ecco perché è importante il riuso e perché serve un adeguamento normativo». E ancora: «Le acque reflue sono utilizzate al 4% ma si potrebbe fare cinque volte tanto. Occorre incentivare il riuso, educare al consumo della risorsa, ma anche creare nuovi bacini e ridare la capacità a quelli attuali», ha concluso Ragni. Sull’importanza dell’idroelettrico si è soffermato l’ad di A2A, Renato Mazzoncini, che chiede un intervento «sulla parte legislativa ancora estremamente demagogica». Mentre per Luca Del Fabbro, presidente esecutivo di Iren, resta il paradosso di un Paese, l’unico in Ue, «che ha pensato di mettere sul mercato le concessioni idriche invece di difenderle». Del resto, a raccontare l’impatto sull’economia sono anche altri numeri. «Il ciclo idrico esteso ha generato nel 2022 un valore aggiunto di 9,3 miliardi, con una crescita media annua del 3,8% tra 2010 e 2022, più del manifatturiero e dell’intero Pil», ha spiegato Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House-Ambrosetti.
 

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