I rumori sono da sempre una delle cause più frequenti delle liti condominiali. E non c’è sempre un giudice a Berlino. E nemmeno a Roma.
L’articolo 844 del codice civile stabilisce soltanto che non si possono impedire i rumori che non superino la “normale tollerabilità”. Non riuscire a sentire la propria televisione, o essere impossibilitati alla comunicazione – se non quella gestuale – con i propri familiari è indice di un rumore oltre la “normale tollerabilità”? Il quesito posto alla vigilanza urbana di Roma – dopo giorni di disperazione per un vicino molesto che sta ristrutturando il proprio appartamento: si può usare tutto? Anche la dinamite? – ha trovato un simpatico rimpallo di risposte, anche quando mi hanno sfondato il soffitto. «Se hanno rotto il muro chiami i vigili del fuoco». Che infatti sono arrivati, solerti e numerosi (chissà perché in quattro?) a verificare il danno e a imporre il ripristino. Ma anche loro impotenti di fronte alla domanda: «Ma i rumori dei giorni scorsi non possono essere parenti dello sfondamento di oggi?». La risposta: «Chieda ai vigili urbani». Lo richiedo. Ma alla sezione della vigilanza urbana responsabile del settore Edilizia mi rimbalzano: «Noi qui facciamo solo il controllo dei titoli. Se hanno avuto l’autorizzazione ai lavori non ci possiamo fare nulla. Chieda ai nostri colleghi della sezione Ambiente». Eccomi alla nuova telefonata. E alla risposta: «Bella domanda, qual è la soglia di tollerabilità?». Alla nuova sollecitazione, ecco una variante di risposta: «È una valutazione che compete all’Arpa».