Operazione Radici, maxi sequestro complessivo da 27 milioni e 23 misure cautelari eseguite a carico di persone che secondo le indagini sarebbero affiliate alle 'ndrine di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Mancuso di Limbadi. Troppi e troppo pesanti, quanto anomali, gli investimenti, di provenienza calabrese, eseguiti in Emilia Romagna durante l'emergenza Covid sulla costa nei settore edilizi, della ristorazione e dolciari. Fa rumore la custodia cautelare in carcere disposta per Francesco Patamia, 34 anni, candidato alla Camera nelle ultime elezioni con la lista Noi moderati di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza e - secondo gli inquirenti - amministratore di una delle società coinvolte nell'inchiesta.
Il monitoraggio
L'operazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Bologna, con il supporto del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata e la direzione della Procura bolognese.
Gli accertamenti
Gli accertamenti hanno quindi fatto emergere «la presenza, nel territorio regionale di piccoli gruppi di matrice 'ndranghetista, ognuno dei quali guidato da un boss-manager» ma legati a «diverse famiglie e mandamenti della 'casa madre' in Calabria, spesso menzionati nelle conversazioni intercettate».
La scena è di quelle già viste altrove: società aperte e chiuse, intestate a prestanome, fatture false per riciclare denaro o distrazioni immobiliari: questo quanto emerge dalle indagini. Nei guai anche un commercialista e di un avvocato, entrambi interdetti per 12 mesi dall'esercizio della professione.