Nucleare, perché l'Italia punta sui mini reattori? L'esperto: «Così saremo meno dipendenti da Russia e Cina»

Marco Ricotti del Politecnico di Milano: l’Italia faccia sistema, risparmiamo centinaia di miliardi

Marco Ricotti, esperto di Energia nucleare del Politecnico di Milano
Marco Ricotti, esperto di Energia nucleare del Politecnico di Milano
di Roberta Amoruso
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Venerdì 3 Maggio 2024, 17:39

«L’Italia sia pronta e faccia sistema per agganciare ora il treno del nucleare». Marco Ricotti, esperto di Energia nucleare del Politecnico di Milano, non parla solo dell’opportunità di tagliare centinaia di miliardi di costi della transizione energetica. «Si evita di passare dalla dipendenza del gas russo a quello cinese, tra pannelli, turbine eoliche, batterie e materie critiche».

Professor Ricotti il governo ora spinge sul nucleare, pensa ci siano le condizioni per recuperare 40 anni alle spalle?

«Se dobbiamo rimetterci in pista, i requisiti devono essere almeno due. Dobbiamo sicuramente pensare in modo strategico a lungo termine. Serve una strategia Paese, una rotta bipartisan che non cambi con il passare dei governi».

L’altra condizione?

«Non si può riprendere un intero sistema industriale e far ruotare tutto il Paese intorno a questo per il 5-10% di contributo nucleare. La percentuale deve essere significativa. Certamente la parte del leone spetta alle rinnovabili, ma il contributo positivo del nucleare per ridurre i costi di questa transizione deve essere ben superiore al 10%».

Il governo pensa al 20%.

«Mi sembra realistico».

Qual è l’impatto positivo su costi della transizione?

«Edison ha calcolato che solo un 10% di nucleare al 2050 può portare un risparmio di spesa pari a 400 miliardi di euro rispetto a uno scenario di decarbonizzazione con il 100% di rinnovabili.

Si tratta di risorse preziose da puntare su sanità, infrastrutture, difesa, istruzione».

E magari abbiamo anche meno bisogno dei pannelli cinesi e mega batterie di accumulo.

«Certo, c’è in gioco la dipendenza strategica geopolitica».

Quali sono i vantaggi di questi reattori rispetto alle vecchie centrali nucleari?

«Gli Smr sono piccoli e modulari ma ancora raffreddati ad acqua: utilizzano combustibile più classico e già disponibile. Mentre gli Amr sono raffreddati a piombo liquido, a sodio liquido o a sali fusi, e possono utilizzare nuovi combustibili per il bruciamento dei rifiuti nucleari. Non serviranno più grandi cantieri con 4.500 persone».

Le imprese sono pronte?

«È appena partita l’Alleanza industriale europea sugli Smr e le aziende italiane che hanno chiesto di partecipare sono oltre 50. Siamo secondi solo alla Francia».

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