«Una persona riservata che parla poco con i colleghi, più spigliato quando era fuori dal servizio, soprattutto con le ragazze». I colleghi di Ostia descrivono così Cristian Sodano, il finanziere di 27 anni che ieri ha ucciso con la pistola d’ordinanza la sorella della ex fidanzata e la madre della ragazza. La caserma del porto, quella della sezione navale delle Fiamme Gialle, è un piccolo fortino dove si conoscono tutti e dove, per forza di cose, i rapporti vanno oltre le esigenze professionali.
LE TESTIMONIANZE
«Qui viviamo in un regno a parte - racconta chi lo conosce, ancora sotto choc per l’accaduto e naturalmente sorpresi - è come se fossimo una famiglia». Ovviamente, nessuna dichiarazione ufficiale, in un ambiente come quello militare le bocche sono ancora più serrate. Solo qualche confidenza, strappata con la promessa dell’anonimato. Sodano era comandante di un “gommone”, a capo di un’unità che prevede un equipaggio di massimo tre persone. «Della sua vita privata parla poco però - si lascia sfuggire qualche collega - parliamo del lavoro.
«Non avevamo molta confidenza - taglia corto un altro - è qui da un anno, ci concedevamo al massimo un caffè perché è sempre stato molto “chiuso”, come se vivesse in un mondo a parte, ma anche come se nascondesse qualcosa». Che fosse anche il passato “pesante” della famiglia dell’ex fidanzata, con lo zio di lei coinvolto fin dai primi anni Novanta in inchieste per traffico internazionale di droga, subendo anche una gambizzazione: una situazione di certo imbarazzate per chi indossa una divisa. Qualcuno ancora non ci crede: «Mi sembra tutto così assurdo, a me è sempre apparso come un giovane con la testa sulla spalle. Eppure...».