Rosora, Elisa e la proteina spia contro il tumore: «Ho il volley nel cuore, voglio salvare vite»

Rosora, Elisa e la proteina spia contro il tumore: «Ho il volley nel cuore, voglio salvare vite»
​Rosora, Elisa e la proteina spia contro il tumore: «Ho il volley nel cuore, voglio salvare vite»
di Nicoletta Pacciarotti
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Venerdì 29 Marzo 2024, 01:15 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 07:21

ROSORA C’è un pezzo di cuore della Vallesina nello scoperta dell’Università di Trento, che ha individuato una proteina spia per i tumori al fegato. Tra i ricercatori c’è anche Elisa Ferracci, 28 anni, rosorana doc. «Una grande soddisfazione. Lavoriamo per questo risultato da cinque anni. Continuate a sostenere la ricerca», esulta al Corriere Adriatico, quasi commossa. Elisa, ricercatrice e dottoranda all’Università di Trento, ha lasciato le Marche quasi dieci anni fa, dove viveva insieme alla sua famiglia nel piccolo borgo di Rosora, poco più di mille anime, per rincorrere la sua grande passione per la pallavolo.

 
La chance 

Poi cinque anni fa, a Bologna, dopo una laurea triennale in Biotecnologie e una brillante carriera da pallavolista in Serie B1 a Imola, il tirocinio che ha cambiato la sua vita. «La pallavolo è stata per me un sogno – dice – ho iniziato a giocare poco più che tredicenne, muovendo i primi passi nella Valvolley a Castelplanio.

Decidere di lasciare è stato difficile, infatti, non l’ho mai fatto davvero». Oggi Elisa è un brillante centrale del Trento, in Serie C. «Il tirocinio per la tesi sperimentale di laurea magistrale in Biotecnologie farmaceutiche ha cambiato tutto. Ho avuto la possibilità di frequentare i laboratori interni di un importante Istituto romagnolo specializzato nella cura oncologica, il “Dino Amadori” a Forlì». 

Il salto di qualità

Continua Elisa: «Lungo i corridoi dell’ospedale, per arrivare ai laboratori, ho incontrato lo sguardo dei pazienti e poi, solo una volta immersa nella scienza, ho potuto toccare con mano il contributo che potevo dare alla ricerca scientifica per lo studio dei tumori». Elisa si è laureata in Biotecnologie farmaceutiche all’Università di Bologna quasi quattro anni, intraprendendo nel 2020 un dottorando in Scienza Biomolecolare, legato allo studio dei tumori al fegato, all’Università di Trento, entrando a far parte del gruppo di ricerca guidato dal docente di biologia applicata al Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata Fulvio Chiacchiera. «Quello al fegato è tra i tumori diffusi e con il più alto tasso di mortalità – spiega Ferracci – una neoplasia silente e per questo, la diagnosi è spesso tardiva, contribuendone a limitare drasticamente la possibilità di cura». Lo studio condotto insieme con i ricercatori Alessandro D’Ambrosio e Davide Bressan, in collaborazione con l’Istituto europeo di Oncologia di Milano e con l’azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia autonoma di Trento, e sostenuto dalla Fondazione Airc, ha permesso di identificare una proteina spia per la diagnosi del tumore. «Abbiamo scoperto che le mutazioni del gene ARID1A creano danni nel Dna, favorendo l’insorgenza del tumore al fegato e che se associate a quelle del gene CTNNB1, portano allo sviluppo di forme più aggressive di cancro, in grado di dare metastasi al polmone». Aggiunge Elisa: «Un importante passo verso la prevenzione. Lo dedichiamo a Veronica Graziani, morta a causa di un tumore al fegato a soli 18 anni e alla sua famiglia, che ci ha sostenuto con una borsa di studio». Elisa, insieme ad altri esperti, sta già lavorando su un secondo studio dei tumori epatici, «e chissà – conclude – che un giorno non possa continuare a fare ricerca nelle Marche».

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