ANCONA - La risalita dei contagi legati al Covid-19 ha fatto scattare il nuovo allarme nelle case di riposo dove nella scorsa primavera si erano avuti centinaia di casi in tutta la provincia, con una lunga scia di morti.
Dopo un periodo di tregua, i numeri del contagio hanno ripreso a risalire anche nella nostra regione e nella nostra provincia, il che ha spinto molte strutture a limitare gli accessi per evitare nuovi contagi, come sottolinea Emma Capogrossi, assessore ai Servizi Sociali del Comune. «Per quello che riguarda le strutture gestite dal Comune tramite le cooperative, viene applicato il protocollo fornito dall’azienda sanitaria sulla gestione del personale e dei pazienti. Stiamo parlando di un protocollo molto rigido proprio per garantire la massima tutela sia ai pazienti che agli stessi operatori sanitari».
La rigidità
Continua l’assessore. «Applicarlo significa andare incontro ad una serie di problemi con i familiari sulle visite, che di fatto non sono possibili. In tanti si lamentano, posso capirli, ma per il bene delle persone anziane ritenute soggetti fragili siamo costretti ad assumere queste decisioni che peraltro vengono indicate nel protocollo fornito dall’azienda sanitaria». Proteste che non mancano neppure al Gruppo Zaffiro, che ad Ancona è proprietario di tre case di riposo a Posatora, a Montesicuro e ai Cappuccini, complesso questo inaugurato nei giorni scorsi. Responsabile sanitario è il dottor Giancarlo Abruzzese.
La recrudescenza
«Dopo la pandemia di inizio primavera i numeri del contagio erano calati, cosa che ci ha permesso di allentare certe restrizioni.
Gli accessi
Ripresi anche i nuovi accessi alle strutture compresi quelli al complesso dei Cappuccini «ma i pazienti si devono sottoporre ad un tampone poi vengono messi in una sorta di isolamento per poi eseguire un secondo tampone a distanza di 15 giorni e se negativo possono inserirsi nella vita comunitaria». L’applicazione del protocollo fornito dall’azienda sanitaria – continua Abruzzese - a volte scatena le proteste dei parenti ma noi non possiamo permetterci il lusso di fare entrare il virus all’interno delle strutture. Le misure sono piuttosto stringenti, vedere un proprio caro su un tablet di un telefono non è il massimo, ma quello che è importante per noi tutelare la salute dei nostri ospiti».
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