La prof di Diritto Silvana Giaccaglia: «Dal mitico papà Vittorio il dna da combattente»

La prof di Diritto Silvana Giaccaglia: «Dal mitico papà Vittorio il dna da combattente»
La prof di Diritto Silvana Giaccaglia: «Dal mitico papà Vittorio il dna da combattente»
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Domenica 3 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:52

In certe famiglie, la scelta dei nomi segue percorsi che poi cambiano, o si perpetuano. Americo, il nonno di Silvana Giaccaglia, aveva chiamato il secondo figlio Vittorio, nel 1918, per celebrare la vittoria. Commerciante all'ingrosso di alimentari, uomo d’ordine, conservatore, da Grancetta di Chiaravalle Americo si era trasferito ad Ancona. E qui, a 20 anni, Vittorio aveva conosciuto la bella Flora. Sposati nel ‘48, nell’immediato dopoguerra, battezzarono nel ‘49 la primogenita Silvana, un nome dalla natura, come mamma Flora. E come la secondogenita, Laura. Bisognava dimenticare, guardare avanti.

La nonna

«Ma con uno sguardo vigile al passato, per non dimenticare», riflette oggi Silvana, presidente regionale dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra. «Dalla campagna militare in Montenegro, papà aveva portato a casa un’ulcera. E nel ‘52 si era iscritto». Lei ne ha raccolto il testimone anni dopo. Per lui, la famiglia e il lavoro prima di tutto. «Era stato assunto in Banca d’Italia. Andammo ad abitare nel nuovo edificio costruito per i dipendenti in via Osimo. Sono cresciuta con la nonna materna, Mimma, classe 1886. Mamma lavorava all’Ufficio del Lavoro, nel palazzo della Rai, a due passi dalla Banca d’Italia. La mattina andavano in ufficio insieme». Dispettosa da piccina, «terrore di tutte le mamme, perché strappavo i ciucci agli altri bambini», Silvana cresce assennata e studiosa. «Al liceo Rinaldini, sezione D, una classe di matti simpatici. Antonio Luccarini era una sagoma, ci divertiva fino alle lacrime con le sue traduzioni dal greco, “originali”».

L’università

Dopo la maturità, il padre le suggerisce Giurisprudenza. «Già mi immaginava nell’ufficio legale della Banca d'Italia. Ma mi sconsigliò l’università di Bologna, dove andava a studiare gran parte dei miei compagni di classe. Meglio Macerata». La sede non la convinceva, ma lui era un tale mito, per lei, «che non riuscii a oppormi. Fu mia sorella Laura a spuntarla, tre anni dopo: Scienze Motorie a Roma». Vittorio avrebbe continuato, negli anni, a determinare il futuro della figlia maggiore.

Nel ‘68 fu trasferito a Potenza, a dirigere la sede locale della banca. E lì il destino aspettava Silvana. «D’estate, dopo gli esami, raggiunsi la famiglia in Lucania, dove incontrai Pasquale». Potentino, studente di Ingegneria navale a Napoli, era tornato a casa per le vacanze. «Per lui, fu amore a prima vista. A me piaceva ma, riflessiva come sono, la tiravo per le lunghe. Lasciò che ci pensassi con calma. Mi conquistò». Era il ‘72, «l’anno del terremoto, che non abbiamo sentito, perché intanto mio padre era stato trasferito a Macerata. Accogliemmo in casa, per vari mesi, alcuni parenti sfollati da Ancona».

Il concorso

Silvana, laureata l’anno prima, supera l'esame da procuratore legale, ma non ha mai esercitato. Un’altra vocazione la chiamava. Nel frattempo, assunta per concorso alla Camera di Commercio di Ancona, trova noioso il lavoro d’ufficio. «Nel ‘74 avevo sposato Pasquale, che intanto, ingegnere navale, aveva preso servizio ai Cantieri Navali Riuniti. Abitavamo in via Redipuglia, erano nati i due figli, e per me era molto comodo scendere a piedi fino a largo XXIV Maggio. Ma sentivo che non faceva per me». Così, quando il Provveditorato agli studi le assegnò un incarico, di appena un’ora alla settimana, per insegnare Diritto ed Economia all’Alberghiero di Senigallia, Silvana accettò.

Il progetto

Prof di ruolo nell’82, ha sempre trovato il tempo per dare una mano al padre, nei suoi impegni con l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra. «E quando lui se n’è andato, nel 2009, Claudio Palloni, responsabile per Ancona, e il presidente regionale Franco Ortolani insistettero per coinvolgermi nel direttivo». Da allora, Silvana porta avanti nelle Marche il progetto Pietre della Memoria, censimento di “monumenti, lapidi, steli, cippi e memoriali, che ricordano fatti e persone legati alle due guerre mondiali e alla guerra di Liberazione”. E da professoressa qual è, l’ha allargato alle scuole, dalle primarie alle superiori, col concorso “Esploratori della Memoria”. «Per educare i cuori alla pace».

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