Ancona, malato di febbre Dengue:
scatta la disinfestazione alla Grazie

Ancona, malato di febbre Dengue: scatta la disinfestazione alla Grazie
di Edoardo Danieli
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Domenica 16 Giugno 2019, 05:05
ANCONA - Un caso di febbre da Dengue fa scattare la profilassi alle Grazie. Un protocollo che, a titolo precauzionale, impone l’immediata disinfestazione iniziata nella tarda serata di venerdì. L’urgenza del provvedimento ha creato anche qualche malumore tra i residenti secondo i quali non c’è stata un’informazione tempestiva.
La febbre da Dengue è trasmessa dalla zanzara; si tratta di una patologia molto rara in Europa e frequente, invece, soprattutto nelle regioni tropicali. Il caso che è stato isolato a Torrette riguarda un uomo che è stato di recente all’estero. Proprio questa occorrenza, ha consentito una diagnosi rapida. La febbre da Dengue si sviluppa nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura e se diagnosticata correttamente in tempo guarisce in un paio di settimane.
 
Non esiste un trattamento specifico: le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi per combattere la disidratazione.
La trasmissione del virus avviene tramite le zanzare che hanno punto persone infette. Da qui la necessità della prevenzione che scatta con un protocollo di profilassi che coinvolge istituzioni sanitarie e enti locali. Venerdì sera, intorno alle 22.30, la polizia locale ha cominciato a diffondere la notizia dell’imminente disinfestazione in molte strade delle Grazie, attorno a via Fano. Gli agenti specificavano che si dovevano chiudere le finestre, non lasciare all’esterno animali domestici, ritirare eventuali panni stesi e proteggere piante di frutta e verdura. Un lavoro capillare che, però, non ha potuto raggiungere tutti nonostante l’impegno.
«Ho dormito con le finestre aperte», si lamenta per esempio, una residente in via Corinaldo, in una lettera firmata. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - aggiunge - ho trovato l’avviso attaccato alla porta d’ingresso. Evviva, mi sono respirata tutto il pesticida. Tra l’altro abito anche al primo piano. Ora mi chiedo se non esistesse un altro modo di avvisare in maniera più incisiva la popolazione? Non credo di essere stata la sola a non aver saputo».
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