ANCONA - Alterata dall’alcol, ha dato fuoco a un bordo della barella sulla quale era distesa, nella sala d’attesa del Pronto soccorso di Torrette. Un gesto per il quale la donna, una ucraina di 43 anni, verrà denunciata per danneggiamento e interruzione del pubblico servizio. La cura secondo Armando Gozzini, tuttavia, si alimenta d’un principio per lui inossidabile: vietato blindare l’ospedale, innanzitutto è un luogo di accoglienza.
Partendo da questo assunto, il direttore generale ridimensiona l’allarme-incendio, scattato martedì sera nella zona-filtro del triage, e mette a profitto l’episodio per riassumere il capitolo dedicato alla sicurezza in corsia.
Punto primo, non indugia sui dettagli temporali: «Nel giro di un’ora era tutto rientrato, il fastidio era tutt’al più l’odore acre del fumo».
Offre l’immagine plastica delle ore, che lì non scorrono tutte uguali: «La notte aumentano le complessità e, contestualmente, il personale diminuisce, motivo per cui abbiamo stabilito che in questo arco temporale sia garantita la presenza di una guardia giurata». Allarga lo spettro d’azione di quel luogo dove l’emergenza si mescola all’urgenza: «Il 40% dell’attività riguarda casi che arrivano da tutte le Marche; il 10% da fuori regione; il 50% da Ancona e dintorni». Una ripartizione dell’impegno, la sua, che sottende alla richiesta d’un cambio di paradigma: «Oltre agli interventi socio-sanitari sono necessari quelli socio-assistenziali».
Azione: fare rete con Palazzo del Popolo per proteggere i soggetti fragili. La sceneggiatura è un tragico denominatore comune: drammi familiari, solitudine, la mancanza d’una trama solida di umanità.
Gozzini ricorda i suoi undici anni da assessore ai Servizi Sociali a Segrate. «Il bisogno era la mia quotidianità. Allora come oggi». Converte le sue convinzioni in operatività sul campo: «Solleciterò il Comune affinché si possa stabilire un collegamento diretto. Di fronte a vicende come quella accaduta martedì dobbiamo fare da ponte, segnalare il disagio, sollecitare la presa in carico. Agire insieme». E torna alla premessa: vietato blindare il luogo dell’accoglienza.