Sant'Angelo in Vado, don Pellizzari, l'indagine per abusi sessuali, il mistero della villa e il crac in parrocchia: scandalo nella Chiesa

Sant'Angelo in Vado, don Pellizzari già sospettato di abusi, nei guai per appropriazione indebita
Sant'Angelo in Vado, don Pellizzari già sospettato di abusi, nei guai per appropriazione indebita
di Eugenio Gulini e Véronique Angeletti
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Venerdì 19 Aprile 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 16:45

SANT’ANGELO IN VADO Nella villetta di via Piobbichese la violenza sessuale avrebbe riguardato un solo minore e si sarebbe consumata nell’estate del 2023. Dalla Procura di Urbino nessuna spiegazione sui fatti che hanno portato al sequestro della villa di don Roberto Pellizzari: «Non possiamo dire nulla. Manteniamo il massimo riserbo». 

I precedenti

Intanto dalla Svizzera arrivano informazioni che inquadrano la figura del sacerdote accusato di abusi su un minore, in un contesto abbastanza inquietante. Nicolas Willemin giornalista di Arcinfo a Neuchâtel, si è già occupato i passato di Pellizzari, il sacerdote svizzero figlio di emigrati vadesi. «Il prete è stato sospeso, all’inizio di ottobre dell’anno scorso dal vescovo friburghese Charles Morerod per un sospetto abuso sessuale commesso tra il 2019 e il 2022 ma in realtà era già stato allontanato dalla Chiesa 10 anni fa perché accusato di aver sottratto fondi a due parrocchie del cantone Vaud. Secondo un comunicato stampa diffuso all’epoca dalla Chiesa cattolica vodese, il sacerdote avrebbe «danneggiato finanziariamente le due parrocchie di cui era responsabile ed è stata sporta denuncia per appropriazione indebita. Si parlava di diverse migliaia di franchi. «Ha ammesso i fatti e ha chiesto perdono - ha spiegato il vicario episcopale, rappresentante del vescovo nel cantone di Vaud - È sospeso dalle sue funzioni, almeno fino alla sentenza». Poi Pellizzari è stato condannato dal tribunale vodese a 150 giorni con condizionale e gli sono stati inflitti quasi 8.000 franchi di penale (circa 8.500 euro). Nel dicembre 2013, però, la sua sospensione è stata revocata dalla diocesi «perché il denaro è stato rimborsato» ha detto allora il portavoce del vescovo.

A 30 anni nel seminario di Friburgo

Don Roberto Pellizzari ha 64 anni , è entrato all’età di 30 anni nel seminario di Friburgo, dopo una formazione come idraulico, poi come impiegato commerciale e diversi anni di attività in queste professioni.

Sacerdote di lunga data in diverse parrocchie del cantone di Vaud, era di stanza nella regione di Losanna nel dicembre 2012 quando è stato sospeso, come detto, per la prima volta dal vescovo della diocesi, Morerod. Il sacerdote, qualche anno più tardi, è partito per l’Italia, per sostenere i suoi genitori anziani e malati, tornati a vivere nel loro paese d’origine, Sant’Angelo in Vado. Aveva lo status di sacerdote “fidei donum”, distaccato presso una diocesi italiana. Durante la sua permanenza in Italia sarebbero avvenuti i fatti di cui oggi è accusato: violenza sessuale aggravata su un minore. La vicenda, a Sant’Angelo in Vado, è iniziata lo scorso gennaio, quando l’arcivescovo di Pesaro Sandro Salvucci ha informato il suo collega friburghese, Charles Morerod, che contro il sacerdote era stata aperta un’indagine per abusi sessuali. La denuncia dei fatti era avvenuta attraverso lo sportello di ascolto della stessa diocesi. «Il procuratore generale di Neuchâtel, Pierre Aubert aggiunge - il giornalista Willemin - ci ha riferito di aver recentemente ricevuto informazioni relative ad atti di carattere sessuale che un sacerdote domiciliato nel cantone di Neuchâtel avrebbe commesso all’estero. Ora Pellizzari potrebbe essere mandato in convento. L’abbazia di Hauterive, vicino a Friburgo – conclude Willemin - ad esempio, ha già accolto diversi ecclesiastici nella sua situazione .

La direzione del Dicastero

Il sacerdote di origine vadese, che ha messo in vendita da tempo la villetta costruita dai suoi genitori, una volta rientrati in Italia, e continua a rispondere limitandosi a dire che non ha alcuna dichiarazione da rilasciare riaggancia il cellulare. Dei fatti è stata informata anche la sezione disciplinare del Dicastero per la dottrina della fede, una istituzione vaticana, ed è stata avviata un’indagine preliminare e l’informazione è stata trasmessa al vescovo di Friburgo.

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